Processo all’Aja per Ratko Mladic: “sbagliata la mia data di nascita”

Si è aperto oggi il processo contro Ratko Mladic da parte della corte dell’Aja. Mladic è accusato di genocidio. Mladic è infatti accusato, di aver trucidato circa 8.000 musulmani bosniaci nell’eccidio del Luglio 1995, ordinato dall’ex generale serbo bosniaco. Da Sarajevo, sono arrivate sei madri bosniache, che ormai da anni combattono per dare giustizia alla morte dei loro figli, causa proprio da Mladic.

Ratko Mladic si è presentato in aula, in giacca e cravatta con un berretto in testa a coprire la testa pelata, berretto che si è tolto una volta iniziato il processo. Ieri il suo avvocato di Belgrado aveva rivelato che Mladic si era sottoposto alla chemioterapia, per combattere un umore nel 2009. Le prime risposte di Mladic sono state dirette ma con la voce tremante.

Retko Mladic ha contestato la data di nascita. Quando il giudice ha iniziato ad elencare le generalità di Mladic, indicando come data di nascita quella del 12 Marzo 1942, Mladic ha detto “Questa non è la mia data di nascita” ed aggiunge “io sono nato nel 1943”. Il Giudice Orie ha risposto “poi verificheremo”.

Unipol, intercettazioni: Fassino chiede chiarezza

Piero FassinoSono fiducioso che la magistratura accerterà rigorosamente tutto ciò che è avvenuto, individuando anche eventuali responsabilità. Mi auguro in tempi rapidi”. Piero Fassino chiede chiarezza sulla possibilità che l’intercettazione della telefonata con Consorte sia stata data a Berlusconi prima della pubblicazione sul Giornale. “Allora – prosegue l’ex leader diessino –  risulterebbe chiaro che una conversazione privata e del tutto innocua, come peraltro riconobbero poi i magistrati, è stata strumentalizzata in modo brutale e cinico per un’opera di legittimazione mia personale, dei Ds e del centrosinistra”. Fassino trova analogie con il passato: “Vi si ritrova l’esatta dinamica avvenuta due anni prima con il caso Telekom Serbia”. “La destra in questi anni – continua – ha una gravissima responsabilità: quella di avere introdotto nella normale dialettica politica tra chi governa e chi sta all’opposizione delle tossine pericolosissime che avvelenano il funzionamento della democrazia, colpiscono l’onorabilità delle persone, travolgono normali regole di civiltà prima ancora che politiche”.

Karadzic, fantasma moderno

Migliaia di serbo-bosniaci hanno manifestato nell’entita’ serbo-bosniaca, la repubblica Srpska, a favore del loro ex leader Radovan Karadzic, arrestato lunedi’ a Belgrado.
Dall’Italia al mondo, osservare le differenze – gli antipodi, anzi – è sempre strano. 1500 persone hanno dimostrato pacificamente mostrando foto di Karadzic con la scritta

siamo con te

Preghiere, appelli. La richiesta, per Dio, è semplice: dare a Karadzic la forza per affrontare il tribunale dell’Aja per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia

Arrestato Karadzic: La fine di un incubo

Era dal luglio del 1995 che era ricercato. Da allora era divenuto latitante e il suo ultimo contatto datato con il mondo esterno risale a più di 10 anni fa, al 1996, quando dopo la firma della fine della guerra in Bosnia-Erzegovina si era completamente dato alla macchia.

Tutto questo fino alla notte tra ieri e oggi quando, da quanto riferito dall’Ufficio della Presidenza serba Radovan Karadzic, fino ad allora latitante, era stato catturato dalla polizia e portato davanti ai giudici della Corte per i Crimini di Guerra, come anche indicato dalla TPI, ovvero il Tribunale Penale per la ex Iugoslavia.

Il Fantasma di Milosevic dietro la nuova Serbia

Tempo di elezioni in Serbia, che poco meno di due mesi fa, si è ritrovata a scegliere il suo presidente.

Allora fu Boris Tadic a vincere. Una vittoria che significo una fondamentale sterzata della Serbia in direzione Bruxelles e quindi Unione Europea.

Da quel giorno accadde un tira e molla continuo, sostenuto anche da una tensione particolarmente elevata, dovuta al fatto che il Kosovo, una regione della Serbia, si era dichiarato indipendente, sostenuto anche dalla comunità europea.

Un film per una serata: The Hunting Party

Pare strano scrivere di un film su un blog di politica. Eppure per me, che sono un grande appassionato della pellicola cinematografica, viene quasi necessario dovervi consigliare, soprattutto per comprendere al meglio una situazione vicina a noi, “The Hunting Party”.

Il film, che vede come protagonisti principali Richard Gere e Terrence Howard, riprende la storia vera, raccolta nell’articolo pubblicato sulla rivista Esquire, dal titolo “What I did on my summer vacation” (tradotto “Quello che ho fatto nelle mie vacanze estive”). Per chiunque fosse interessato alla storia in lingua originale e all’articolo integrale pubblicato su Esquire vi lascio il link:

What I did on my summer vacation

Serbia: Europa aspettami!

Povera Ex-Jugoslavia. Passano gli anni, gli stati si separano e conquistano l’indipendenza. Eppure i problemi restano. Ultimo di questi, solo in termini di tempo e non di importanza, è sicuramente quello che vede protagonista la Serbia. Questione del problema la situazione combinata Unione Europea e Kosovo.

Proviamo a fare un piccolo riassunto riguardo ciò che è accaduto e proviamo a capire quale situazione si sta alimentando nel paese. Come tutti ben ricorderete, e come già scrissi in passato qui su politicalive, la Serbia poco meno di un mese fa, si ritrovò a dover affrontare le elezioni politiche, per eleggere appunto il proprio presidente. Poteva scegliere fra una politica “europeista” e una politica “nazionalista”. I voti parlarono chiaro, e la scelta di voler divenire parte dell’Europa vinse.

Boris Tadic, sostenitore dell’idea che voleva la Serbia entrare nell’Unione Europea, divenne il simbolo della rinascita di questo piccolo stato, che sembrava avviato a percorrere la strada che porta verso il paradiso. Sembrava infatti, in realtà senza saperlo stava correndo verso l’inferno.

Kosovo: Ritorno alla guerra fredda

Solitamente all’interno dei miei articoli mi piace scherzare, perchè gli avvenimenti che poi mi presto a raccontare risultano simpatici o addirittura improbabili, seppur poi reali. Questa volta invece non me la sento proprio di iniziare così, perchè per quanto possa sembrare pessimista o estremista, ho decisamente molta paura per quanto sta accadendo in Kosovo.

In primis ho paura per la situazione del paese. Certo non è poi tanto questo la mia preoccupazione peggiore, considerando che non è la prima volta che il popolo kosovaro subisce un attacco, però l’attacco alla libertà nazionale, come quelli che sono avvenuti in questi giorni da parte del popolo serbo, mi preoccupano e non poco. Il leader serbo Boris Tadic, nel suo discorso alla nazione, ha chiesto innanzitutto un segno di maturità da parte del popolo serbo a non cadere nelle tentazioni (l’indipendenza del Kosovo appunto) lanciate dalle unioni internazionali.

Come detto, non è poi questo che mi preoccupa più di tanto. Mi sono sempre detto convinto, osservando e imparando dalla politica internazionale, che alla fine se un problema lo si risolve in casa, prima o poi la soluzione arriva. E personalmente, osservando la maturità che secondo me la maggior parte della popolazione serba ha, mi sento abbastanza fiducioso che potrebbero giungere a una soluzione molto presto.

D’Alema for Kosovo

Nonostante il governo sia caduto da tempo, il ministro degli esteri è ancora all’opera e vive in mezzo a noi. Nessuna polemica a riguardo anzi, è da elogiare la serietà con cui il ministro “col baffetto” Massimo D’Alema, affidato alla politica estera dal precedente governo, stia cercando di affrontare da parte sua il problema “Kosovo”.

Un problema che non è assolutamente da poco. L’indipendenza di uno stato martoriato come quello kosovaro non è cosa facile, né da dibattere né da risolvere. Gli interessi serbi su questa nazione sono tanti, tantissimi, nonostante a detta di molti degli addetti ai lavori “il Kosovo degli ultimi 10 anni faceva parte della Serbia solo a carattere geografico, la realtà è che era una vera e propria colonia dell’ONU”.

In effetti l’indipendenza del Kosovo si stava già trattando da molti anni sui banchi delle Nazioni Unite, ma l’argomento non è mai riuscito a spiccare il volo, soprattutto a causa dei veti della Russia.

Kosovo, independence day

kosovo
E’ giunta l’ora. Un’ora difficile. Un’ora che avrà delle conseguenze, e che potrebbe essere l’inizio di qualcosa.
La procedura per la dichiarazione d’indipendenza unilaterale del Kosovo dalla Serbia è cominciata. Seduta straordinaria del Parlamento prevista tra pochissimo, per le 15, e convocata dal dal primo ministro Hashim Thaci.
Una decisione difficile e significativa, quella della maggioranza kosovaro-albanese. Un cambiamento cruciale, sostenuto, sul piano internazionale, dagli Stati Uniti e, con cautela, dall’Unione Europea. E contemporaneamente osteggiata da Belgrado. E da Mosca.

Tadic Rulez!

Domina. E a sopresa. E’incredibile il risultato uscito dalle presidenziali in Serbia tenutesi questo week-end. Il filo europeista Boris Tadic è riuscito alla fine a spuntarla. Una vittoria che ha appunto del sorprendente per 2 motivi sostanziali.

In primo luogo, l’affluenza è stata da record. Questo significa che il risultato del voto si avvicina di molto all’effettivo pensiero di tutti i cittadini serbi. Non che di solito non sia così ma con un affluenza del 50% degli aventi diritto voto, possiamo dire che sappiamo come la pensa metà della popolazione. E l’altra metà cosa penserà? Comunque, a questa chiamata elettorale, hanno risposto il 67% degli elettori. Un dato record per la Serbia, che mostra quanto il senso civico dei cittadini sia sviluppato e quanta sia la voglia di partecipare al futuro del paese.

In secondo luogo, ha del sorprendente il recupero di Tadic. Al primo turno infatti le cose non andavano proprio bene. Il distacco dal suo rivale nazionalista Tomislav Nikolic era esorbitante (39,99% contro il 35,39%). 4 punti e mezzo da recuperare. Un infinità. Eppure il popolo ha voluto l’Europa agli scenari che vedevano la Serbia pronta a legarsi con la Russia e a rimanere nel suo stato di indipendenza.

Ue – Serbia: Questione di Asa

Tra pochi giorni la Serbia, il 3 febbraio, deciderà sul suo futuro politico nazionale con il voto presidenziale al turno di ballottaggio. I candidati, come già anticipato alcuni giorni fa su politicalive, sono l’ultranazionalista Tomislav Tadic e il democratico nonché europeista Boris Tadic.

Elezioni che avranno un riscontro non solo nazionale ma anche internazionale, in quanto a seconda del risultato ottenuto potrebbe avvenire, nel giro di pochi giorni, l’ingresso in Europa. La UE che nelle ultime ore ha progettato un accordo “ad interim” di Associazione e Stabilizzazione, chiamato appunto Asa.

L’accordo attualmente non contiene tutti i capitoli negoziali facenti parte dello standard Asa, ma ne è costituito dalla maggior parte. Un testo che rappresenta il 75% dello standard di Associazione e Stabilizzazione, prevedendo intese commerciali, dialogo politico, liberalizzazione dei visti.

Serbia: Europa, Addio?

In un epoca come la nostra dove tutti sembrano aver voglia di “globalizzarsi” in qualche cosa di più grande, si veda ad esempio gli stati europei con la UE oppure anche solo i partiti italiani con la possibile riforma elettorale, la situazione della Serbia sembra davvero troppo antitetica.

Giorni di elezioni presidenziali in Serbia quelli appena passati e quindi giorni di spogli ci aspettano, sperando di non incorrere in un nuovo broglio elettorale stile kenyota. Sette i possibili candidati, ma solo due si presenteranno al ballottaggio ad inizio febbraio. I loro nomi sono già stati scritti.

Il primo è Tomislav Nikolic. Con i suoi 38,26% delle preferenze si è aggiudicato il primo turno delle elezioni. Leader del partito radicale Serbo (SRS), Nikolic è un leader ultra-nazionalista. La sua eventuale vittoria al ballottaggio porterebbe il paese a richiudersi su stesso, allontanando l’eventuale integrazione europea.

Serbia, il futuro difficile. Partono le presidenziali

Serbia
Oggi, circa 6,7 milioni di cittadini serbi sono chiamati alle urne. L’appuntamento è con il primo turno delle presidenziali. In realtà i sondaggi più recenti fanno trapelare la forte possibilità di un’alta percentuale di astensionismo: più o meno la metà degli aventi diritto pare che non si recherà a votare.
L’imbarazzo della scelta. I candidati ufficiali in questo primo turno sono ben nove. In realtà, però, la vera sfida dovrebbe ridursi ad un testa a testa tra l’attuale presidente e leader del Partito Democratico (DS) Boris Tadic, e il nazionalista Tomislav Nikolic, del Partito Radicale Serbo (SRS). Il primo è rinomatamente filo-europeista. Il secondo, leader del principale partito serbo, è dato come il vincitore annunciato del primo turno elettorale. Una vittoria, però, dicono i sondaggi, che non vedrà neppure da lontano il 50,1% dei consensi, quota necessaria per non andare al ballottaggio il 3 febbraio.
Ed è proprio il ballottaggio a spiazzare di più i sondaggisti. Secondo le proiezioni, Nikolic potrebbe ottenere il 36% dei voti al primo turno, mentre Tadic il 33%. Le sorti del ballottaggio, dunque, verranno decise dall’appoggio dei sette che non passeranno certamente il turno.