Presidente Corte Costituzionale al Salone della Giustizia: giù le mani dalla Costituzione

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“La Costituzione è sana e robusta, non credo meriti sconvolgimenti”. È il messaggio lanciato dal presidente della Corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi, al Salone della Giustizia nel corso del suo intervento che ha preceduto il convegno dal titolo “Sana e robusta Costituzione”.

“A mio parere – ha affermato Lattanzi – sono prive di giustificazione le iniziative, alle quali assistiamo da più di 30 anni, dirette a una profonda revisione della Costituzione, come se ne avesse urgente bisogno, come se avesse bisogno di un tagliando”.

“La Costituzione – ha aggiunto – non è solo la nostra legge fondamentale, è anche e soprattutto un’idea di società democratica, alla cui base c’è la persona, ogni persona, con i suoi diritti ma anche con i suoi doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale, secondo la formulazione dell’articolo 2: un’idea di società, pluralista, aperta e tollerante, in cui le ragioni dell’autorità si confrontano con quelle della persona, con i suoi diritti e con le sue tutele, che però non sono necessariamente destinate a prevalere”.

“Non si può pensare che una modificazione dell’assetto organizzativo – ha spiegato il presidente della Consulta – non abbia ripercussioni sulla sfera dei diritti e della libertà, è ciò deve indurre a prudenza quando si vuole mettere mano anche ad aspetti che appaiono marginali, perché le ricadute possono essere ben più vaste”.

A seguire si è tenuto un interessante dibattito a più voci, moderato dal vice direttore del Corriere della Sera Antonio Polito.

“La nostra Costituzione – ha osservato il vicepresidente della Luiss, Paola Severino – è una giovane settantenne. Non solo resiliente ma lungimirante. riesce a trovare spunti di applicazione anche oggi”.

Il presidente delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, ha precisato che bisogna “mantenere fermissimo il principio dell’indipendenza del pubblico ministero e della sua intangibilità dal potere politico”.

“Vi è la necessità – ha sottolineato – di una riforma che introduca la separazione delle carriere. Serve una differente organizzazione tra magistratura requirente e giudicante, proposta di legge nata da su impulso dei penalisti. Si tratta di una modifica alla Costituzione ma nell’ottica del rafforzamento di un principio fondativo”.

Questa edizione sarà in diretta streaming sul sito ufficiale IUS101.IT. Il programma completo del convegno è disponibile su www.salonegiustizia.it

Fincantieri non si tocca: i sindacati sono con Giuseppe Bono

Fincantieri sindacati Giuseppe Bono

“Fincantieri non si tocca” lo dicono in coro i sindacati del Gruppo Fincantieri dopo aver appreso la notizia della possibile sostituzione dell’attuale amministratore delegato Giuseppe Bono.

Il Fatto Quotidiano nei giorni scorsi avanzava l’ipotesi che Bono venisse sostituito da Paolo Simioni, amministratore delegato di Atac, l’azienda romana per i trasporti autoferrotranviari che al momento versa in brutte acque.

Secondo quanto si legge nell’articolo, a decidere per l’arrivo di Simioni a Fincantieri è stato il sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni, che gode della fiducia del vicepremier Luigi Di Maio, che ha girato la richiesta all’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo.

Di fronte a questa eventuale anticipazione, i sindacati di uno dei più importanti complessi cantieristici navali d’Europa e del mondo, senza esitazione si sono schierati dalla parte dell’ad Giuseppe Bono.

Per la RSA dirigenti Fincantieri di Trieste c’è “il rischio che il nuovo amministratore delegato di Fincantieri possa essere nominato prescindendo sia dalla conoscenza del business della nostra azienda che dall’esperienza nel nostro settore industriale”.

Pertanto i dirigenti Fincantieri, come scrivono in una nota, esprimono la “loro contrarietà a sostituire i vertici Fincantieri, che hanno portato a casa in questi anni i grandi risultati sotto gli occhi di tutti, in una logica di una “spartizione di poltrone”, condizionata esclusivamente dalla politica, che riteniamo ormai appartenere al passato”.

“La continuità di azione dell’attuale management – concludono – , che ha dimostrato la capacità di ottenere risultati straordinari, è l’unica via per proseguire nello sviluppo della nostra azienda, creando un valore di cui beneficia tutto il nostro Paese”.

La UILM di Palazzo della Marineria di Trieste precisa che è “utile, necessario e doveroso mantenere l’attuale assetto di Fincantieri per riuscire a portare a termine quanto di buono cantierato in questi ultimi anni. Diversamente c’è il rischio che si perdano opportunità che poi porterebbero direttamente ad un possibile indebolimento del gruppo, con una conseguente possibile difficoltà occupazionale”.

R.S.U. Fim-Uilm Fincantieri Monfalcone si sofferma sui successi raggiunti dall’azienda grazie alla “politica lungimirante” dell’ad Giuseppe Bono, condivisa con le organizzazioni sindacali ed i lavoratori anche attraverso confronti e scontri.

Per il sindacato proprio l’attività di Bono ha garantito “la crescita dell’occupazione con carichi di lavoro mai registrati nella storia della navalmeccanica”.

Viene definita “pura miopia istituzionale “dalla Segreteria FIM – CISL e UILM – UIL provinciale di Venezia, la sostituzione dell’attuale amministratore delegato di Fincantieri.

FIM – CISL e UILM – UIL inviano al Governo un messaggio chiaro: “i lavoratori e le lavoratrici di Fincantieri non consentiranno, in silenzio, la mercificazione della più grande azienda cantieristica del mondo. Questo non è un gioco. Giù le mani da Fincantieri. Una eccellenza italiana come quella dell’azienda guidata dall’attuale ad Bono va tutelata e difesa senza alcun indugio”.

A fianco di Giuseppe Bono anche il segretario generale della Uilm di Genova, Antonio Apa; il vicepresidente nazionale di Unioncamere, Antonio Paoletti; il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e il Governatore della Liguria, Giovanni Toti.

Cdp punta sull’ad di Atac Simioni per il vertice di Fincantieri

Cdp Simioni Fincantieri

Tempo di nomine per la Cassa depositi e prestiti che nelle prossime settimane deve decidere chi mettere alla guida delle società che controlla.

Per Fincantieri, il nome più quotato è quello di Paolo Simioni, sostenuto dal sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni, a cui il vicepremier Luigi Di Maio ha dato ampia delega per le nomine. A favore di Simioni sono accorsi anche i 5Stelle vicini a Virginia Raggi.

Secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano in un articolo dal titolo “Chi vince al gioco delle poltrone con la politica sempre più debole”, il sottosegretario ha chiesto all’amministratore delegato della Cdp Fabrizio Palermo di piazzare Simioni al posto dell’attuale amministratore delegato Giuseppe Bono.

Simioni è amministratore delegato dell’Atac, “disastrata azienda tranviaria” di Roma. Se Fabrizio Palermo dovesse mettere in atto la richiesta ricevuta da Buffagni, Simioni si ritroverà amministratore delegato di uno dei più importanti complessi cantieristici navali d’Europa e del mondo. Il nome del nuovo ad di Fincantieri, Palermo deve portarlo nel consiglio d’amministrazione il 6 marzo.

Anche la nomina di Palermo a capo della Cdp è stata una scelta del sottosegretario di area Movimento 5Stelle, che a suo tempo l’ha imposta al ministro dell’Economia Tria che invece preferiva Dario Scannapieco, che ricopre la carica di vicepresidente della Bei, la Banca europea per gli investimenti.

Tra gli altri incarichi relativi alle società controllate, che la Cassa depositi e prestiti deve distribuire c’è Eni, Poste, Terna, Snam, Italgas, Saipem, Sace e altre decine di società.

A ricoprire la carica di presidente di Sace, società per azioni specializzata nel settore assicurativo-finanziario, vorrebbe andare Andrea Pellegrini, che attualmente in Cassa depositi e prestiti è senior advisor per le partecipate. É stato voluto nel ruolo di consulente da Fabrizio Palermo.

Pellegrini però ha concentrato nelle sue mani così tanti incarichi che gli stanno creando non pochi conflitti d’interesse.

È consigliere d’amministrazione della Maire Tecnimont, principale concorrente nell’impiantistica petrolifera della Saipem controllata da Cdp, dove appunto Pellegrini è advisor. Vicepresidente della catena alberghiera Ihc, sulle due catene di hotel di cui è azionista, consiglia Cdp. È consigliere della Sias, una holding che opera nel settore delle concessioni autostradali, ed è nel consiglio d’amministrazione della IDeA Capital Funds Sgr, fondo di private equity di De Agostini, concorrente diretto dei fondi di private equity di Cdp.

Piani di rilancio per la Popolare di Bari

Banca popolare di Bari politicalive

Il Gruppo Banca Popolare di Bari, il più grande gruppo bancario autonomo del Centro e Sud Italia, con impegno e determinazione sta affrontando adeguatamente i rapporti con i propri soci e i clienti.

Popolare di Bari sta preparando un nuovo piano industriale per rilanciare l’Istituto e un contestuale aumento di capitale, nonostante le turbolenze che si sono addensate sul settore bancario.

Negli ultimi anni, il quadro normativo incerto non ha aiutato il settore delle banche popolari, creando un periodo non sereno.

In merito alla complessa interpretazione della riforma, dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, il Consiglio di Stato ha deciso di adire la Corte di Giustizia dell’UE per ottenere i necessari chiarimenti sui due temi maggiormente controversi: la soglia degli attivi e il diritto al rimborso per i soci in caso di trasformazione.

Oltre due anni per decidere sulla riforma e ciò ha avuto delle ripercussioni sul settore delle popolari che sono, da sempre, maggiormente vicine ai tessuti produttivi in cui operano.

In questo contesto turbolento gli istituti di credito cercano di affrontare le leggi attualmente vigenti.

Popolare di Bari si sta adeguando al panorama attuale e oltre al nuovo piano industriale, a breve la Banca si attiverà per deliberare un irrobustimento del patrimonio.

Fincantieri: la Commissione EU esamina l’acquisizione dei cantieri Chantiers de l’Atlantique

Fincantieri la Commissione EU esamina l'acquisizione dei cantieri Chantiers de l'Atlantique

La Commissione europea ha accolto la domanda presentata da Francia e Germania che la invitavano a esaminare, alla luce del regolamento sulle concentrazioni, la proposta di acquisizione di Chantiers de l’Atlantique (nuovo nome di Stx) da parte di Fincantieri.

In realtà la Commissione UE non deve esaminare l’operazione di acquisizione in quanto come la stessa Commissione scrive: “il progetto non raggiunge le soglie di fatturato previste dal regolamento UE relativamente alle concentrazioni per le operazioni che devono essere notificate alla Commissione a causa della loro dimensione europea”.

Nonostante questa osservazione, la domanda di rinvio – a norma dell’articolo 22, paragrafo 1, del regolamento UE sulle concentrazioni – trasmessa dalla Francia, e a cui si è associata la Germania, è stata accolta. “Tale disposizione – scrive la Commissione – permette a uno o più Stati membri di chiedere alla Commissione di esaminare una concentrazione che pur non rivestendo una dimensione europea incide sugli scambi all’interno del mercato unico e rischia di incidere in misura significativa sulla concorrenza nei territori degli Stati membri che presentano la richiesta”.

Sulla base degli elementi forniti dalla Francia e dalla Germania, e fatti salvi i risultati della sua indagine esaustiva, la Commissione ritiene che l’operazione potrebbe nuocere in misura significativa alla concorrenza nel settore della costruzione navale, in particolare per quanto riguarda il mercato mondiale delle navi da crociera. La Commissione quindi si assume una funzione che va oltre la sua competenza, quella di valutare quali operazioni possono incidere a livello mondiale.

La Commissione infatti ritiene di “rappresentare l’autorità più idonea a valutare i potenziali effetti transfrontalieri dell’operazione. Di conseguenza, l’acquisizione di Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri sarà esaminata nella sua integralità”.

Chantiers de l’Atlantique è un’impresa di costruzione navale francese con sede a Saint-Nazaire, il cui capitale di maggioranza è detenuto dallo Stato francese, attraverso l’Agenzia delle partecipazioni statali.

L’intesa tra Fincantieri e Chantiers de l’Atlantique era stata siglata il 27 settembre 2017 e suggellata con la firma del 2 febbraio scorso tra il gruppo navale italiano e lo Stato francese, rappresentato in quella occasione dall’Agence des Participations de l’Etat. L’accordo consente a Fincantieri il controllo dei cantieri francesi con l’acquisizione del 50%, più in prestito per 12 anni l’1%.

Fincantieri, eccellenza italiana a livello mondiale, conta oggi 20 stabilimenti in 4 continenti, oltre 19.000 dipendenti ed annovera tra i propri clienti i maggiori operatori crocieristici al mondo, oltre a numerose Marine estere. É apprezzata per la capacità di esportare ed applicare il know-how e la cultura italiana in tutto il mondo, in tutti i cantieri, su tutti i prodotti e a tutti i fornitori.

La presa di posizione della Commissione europea non solo blocca il lavoro del gruppo navale italiano ma soprattutto il futuro dell’Italia.

Polemiche sulla manovra approvata. FI con i gillet blu, PD in piazza

montecitorioLa Manovra è sempre accompagnata dalle polemiche, anche quando viene approvata, come in questo caso, con 327 sì e 70 no. La reazione del 5stelle è scomposta, affidata al blog e poi cancellata, mentre interviene anche il presidente della Camera Fico.

Le polemiche

Roberto Fico prende le distanze dal post pentastellato, usando l’aggettivo “improprie” per la frase pubblicata: “Siamo sotto attacco. Il Governo, la Manovra del Popolo. La Democrazia è sotto attacco. È in corso una delle più violente offensive nei confronti della volontà popolare perpetrata in 70 anni di storia repubblicana. A sferrarla sono grandi lobby, poteri forti e comitati d’affari. Lottano per sopravvivere, per mantenere i propri privilegi, benefit, prebende, che si sono arbitrariamente assegnati in questi anni sulla pelle degli italiani. Con l’indegna complicità del Pd e di FI, eterni zerbini dei potenti. E con la longa manus della stragrande maggioranza dei media, ipocrita cassa di risonanza di questi interessi corporativi. I vertici delle banche, assicurazioni, i grandi gruppi editoriali in perenne conflitto di interesse stanno inquinando il dibattito democratico con un vero e proprio terrorismo mediatico e psicologico”.

Un attacco durissimo, che poi ha visto una marcia indietro da parte anche di Di Maio, che sembra aver discusso con la Casaleggio, ritenuta responsabile del post.

L’opposizione

Intanto protesta l’opposizione, e nel periodo dei gillet gialli francesi, Forza Italia sceglie i gillet blu in aula, con la scritta Giù le mani dalle pensioni» o «Basta tasse», oppure «Giù le mani dal non profit». La protesta ha portato alla sospensione della seduta per qualche minuto. Fuori invece la protesta del PD, che parla di “democrazia calpestata”.

Sul Tap interviene Di Maio: detta la verità, costerebbe 20 miliardi

Di_MaioDi Maio dice la sua sulla vicenda Tap, su cui la base del 5stelle sta polemizzando, dopo le promesse di annullamento del progetto in campagna elettorale.

“La cosa migliore è dire la verità ai cittadini” – dice Luigi Di Maio a Marcianise per il primo treno merci ad Alta Velocità.

La base non accetta il via libera dato al Tap, e le tensioni sono alte anche tra i parlamentari. Il via libera al gasdotto Tap ha anche alimentato le tensioni sul decreto fiscale, sul dl sicurezza e il condono edilizio a Ischia.

Le parole del vicepremier

“Quando abbiamo potuto studiare bene tutte le carte del gasdotto Tap e ci siamo concentrati sulla proiezione dei rischi, quando abbiamo capito che avremmo dovuto sborsare oltre 20 miliardi e rinunciare così al reddito di cittadinanza, alle pensioni e a tutto quello che stiamo facendo, e allora è chiaro che abbiamo dovuto dire la verità ai cittadini. E per questo ringrazio il presidente Conte che ci ha messo la faccia”. Questa è stata la spiegazione di Di Maio, a cui ha fatto seguito il premier Conte: “Ci sarebbero da pagare miliardi”.
“Noi non siamo contro l’Alta Velocità , non siamo contro le grandi opere se portano lavoro, siamo invece contro se queste servono solo a spendere soldi”, ha continuato Di Maio, che ha anche aggiunto, sulla Tav: “Nel contratto di governo è prevista la rinegoziazione, questo c’era e di questo discuteremo”.

Maltempo: info sulla mobilità ferroviaria da Ferrovie dello Stato

La grave situazione metereologica italiana che ha provocato, negli ultimi giorni, forti disagi in tutto il territorio ha coinvolto anche la circolazione ferroviaria.

A tal proposito Ferrovie dello Stato è scesa in campo per garantire l’assistenza – online, in treno e nelle stazioni – a tutti i viaggiatori. Oltre a una serie di provvedimenti che hanno coinvolto, fin da ieri 29 ottobre, oltre 2.000 ferrovieri, il Gruppo ha reso disponibile un nuovo numero verde gratuito (800.89.20.21) attivo su tutto il territorio nazionale.

In più, sul sito web ufficiale di Trenitalia, è stata messa al servizio dei cittadini una pagina dedicata al maltempo, fino a cessata emergenza, con tutte le informazioni utili per la mobilità ferroviaria.

Tria contro Di Maio. No a sforare il 3%

Si apre il fronte deficit nella politica italiana. Di Maio e Salvini vorrebbero sforare il 3% del rapporto Deficit/Pil, ma Tria risponde ai viceministri del Governo. Con Gentiloni il rapporto è arrivato allo 0,9%, rapporto ritenuto troppo basso da Tria. Che però nemmeno vuole sforare il 3%, e arrivare al massimo all’1,5%. Questo costerebbe allo Stato circa 10 miliardi di euro. Il ministro del Tesoro si trova adesso in Cina, ma non vuole mollare la linea del 1,5%.

Il Def

Intanto il Giverno è atteso dalla Commissione europea per a presentazione del Documento di economia e finanza (Def). Il Governo ha dichiarato di voler cambiare i parametri insieme all’Europa, e di essere disposto ad arrivare allo scontro.

Ma certamente uno scontro non è auspicabile, e si dovrà arrivare ad un compromesso. Il Governo ha un punto debole. Lo spread infatti è la spada di Damocle sulla testa dell’Italia. Ogni volta che il governo apre un fronte di scontro, i mercati temono una crisi e alzano la tensione sui titoli italiani.

I rendimenti sono già stabili sopra al 3% e lo spread è sui 285 punti base.

Il nuovo appuntamento per il governo è quello di stasera, con l’agenzia di rating Fitch che farà un update del giudizio sul nostro paese.

TAV: è ancora confusione. Scendono in campo Tajani e Chiamparini

Foto: Ap/LaPresse

La Tav fa ancora discutere, all’interno del governo, ma non solo. L’Unione Europea scende in campo con il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani, che va nei cantieri della discussa opera per dare sostegno al progetto.

D’altra parte la UE ha messo il 40% dei finanziamenti. Assieme a Tajani anche Alberto Cirio, deputato a Bruxelles per Forza Italia, stesso partito di Tajani.

Le posizioni

Alla galleria di Chiomonte e a quella di Saint Martin la Porte si presenta anche il presidente della Regione Piemonte. Non è un segreto che anche Sergio Chiamparino si batte per la Tav. contro invece, sempre il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli.

Scontro tra referendum, proposto da Chiamparino, e contro analisi, del ministro. E così anche il presidente della Regione vuole la sua analisti, per rivalutare i costi e benefici. Chiamparino apertamente dice che “quella del governo sarà di parte”. Il rapporto Chiamparino sarà pronto per gli Stati generale delle infrastrutture della Regione che si terrà il 28 settembre.
Con Chiamparino e Tajani ci sono naturalmente la UE e la Francia. In Italia sono gli ex alleati del patto del Nazareno a sostenere il progetto. Forza Italia e Pd spingono per completare l’opera e si preparano a dare battaglia. Alleati i sindacati, che vedono nella Tav l’occasione per creare lavoro.

Torna la tensione in Palestina: Gaza brucia. 12 i morti

palestinaSale alta la tensione in Palestina, con la guerra urbana che infuria a Gaza tra i Palestinesi e l’esercito israeliano. Ma il bilancio di 12 morti, tutti Palestinesi, è purtroppo solo provvisorio.

Gli scontri sono iniziati con la Marcia del ritorno, indetta da Hamas in occasione dell’anniversario dell’esproprio delle terre arabe nel 1948, quando nacque Israele.

Gli scontri

Purtroppo l’esercito israeliano ha sparato più volte, anche con l’artiglieria, contro i 17 mila Palestinesi, che hanno risposto con sassi e bottiglie molotov. Già in mattinata era rimasto ucciso un agricoltore palestinese che aveva violato la zona di sicurezza. Per l’esercito si trattava di una persona sospetta. Per i Palestinesi solo un contadino che doveva lavorare. Per l’esercito, l’agricoltore, insieme ad un altro Palestinese, si comportava in maniera strana. Ma la risposta dell’esercito è stata esagerata. Sembra che il contadino sia stato ucciso a colpi di artiglieria partiti dai carri armati con la stella di David.
La Comunità internazionale è stata richiamata dalle autorità palestinesi che chiedono “un intervento internazionale immediato e urgente per fermare lo spargimento del sangue del nostro popolo palestinese da parte delle forze di occupazione israeliane”.
Le manifestazioni si stanno svolgendo in molti punti del confine, e purtroppo sembra che non ci sarà una tregua, almeno per il momento. Anzi, senza un intervento pacificatore, è probabile che l’escalation sia assicurata.

I Palestinesi hanno infatti indetto le manifestazioni di protesta, fino al 15 maggio, anniversario della nascita d’Israele.

Gaza, la situazione è tragica: gli appelli di OMS e delle associazioni umanitarie

Una vera e propria emergenza umanitaria. A Gaza la situazione è veramente disperata, con migliaia e migliaia di palestinesi che rimangono bloccati in una sorta di prigione a cielo aperto per via soprattutto della decisione egiziana di chiudere il transito di Rafah.

Geograficamente esattamente nel mezzo tra il Sinai e Gaza, il valico di Rafah sta diventando un enorme problema. Infatti, è il solo punto di accesso per i palestinesi, oltre due milioni, verso il resto del continente arabo. Ad Erez la situazione è ancora più rigida, visto che sono pochissimi (e dopo lunghe procedure di attesa) coloro che hanno la fortuna di ottenere un permesso israeliano per proseguire oltre.

Come al solito, a subire le atroci conseguenze di scelte politiche univoche o autoritarie sono sempre gli innocenti. Due milioni di civili che sono rimasti intrappolati in questi lembi di terra. L’Egitto ha chiuso il valico di Rafah per via dell’assenza di un sufficiente livello di sicurezza per i palestinesi che si sarebbero messi in viaggio verso Il Cairo. Sembra che dietro ci sia in realtà anche un problema economico di “pagamento di tariffe molto alte”.

L’appello che viene lanciato da tutte le organizzazioni umanitarie, compresa l’OMS, non ammette ritardi o complicazioni. C’è da intervenire con un programma immediato di donazioni: 1715 palestinesi stanno per morire per colpa delle critiche condizioni in cui versa il sistema sanitario del Paese. Manca energia elettrica, mancano gli spazi, mancano i soldi che spettano ai circa 6000 operatori sanitari che da numerosi mesi non ricevono nemmeno la metà dello stipendio che spetterebbe loro.

E le potenze che fanno? Al termine del 2017 si era scaldata la discussione per via degli spostamenti di ambasciate, decisa dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che da Tel Aviv l’ha portata a Gerusalemme. E l’avallo che era arrivato da Putin, visto che nello stesso giorno il Presidente russo decise di ritirare le truppe in Siria.

I giovani di oggi e la politica

La politica è un settore controverso, nel quale, spesso, le generazioni arrivano a scontrarsi. Infatti, diversamente da ciò che si potrebbe pensare, l’ambito politico è capace di influenzare notevolmente ogni settore della vita: dalla retribuzione per il proprio lavoro, alla salute, sino alla vita sociale.

Oggi, i ragazzi sembrano non essere così tanto interessati alla politica, ma questo non è sempre vero. Infatti, in moltissimi casi i giovani vorrebbero poter cambiare le cose, e vorrebbero potersi inserire nel settore politico per farlo. Tuttavia, spesso non vengono forniti loro degli strumenti grazie ai quali poter superare chi si sia occupato prima di loro della gestione della “cosa pubblica”.

Una democrazia non fatta dai partiti

I giovani hanno spesso dimostrato di capire la politica meglio degli adulti, ed hanno indicato soluzioni innovative grazie alle quali poter effettivamente governare il Paese.

In alcune rilevazioni  è stato sottolineato come tanti ragazzi, e anche la fascia dei giovani adulti (quella che comprende chi arrivi sino ai 34 anni), arrivando a rappresentare ben il 55% degli intervistati, ritenga che per poter governare e far funzionare le cose i partiti non siano necessari.

La democrazia si potrebbe esplicare non solo senza i partiti ma in modo più efficiente in assenza dell’ostacolo rappresentato proprio da questi tipi di schieramenti.

Tuttavia, sempre durante le interviste, solo una parte non superiore al 40% dei soggetti interpellati ha dichiarato di non avere alcun dubbio in merito al tipo di voto da esprimere alle elezioni, indicando, quindi, come i ragazzi abbiano ancora le idee confuse in merito alla politica.

Una formazione per ritornare alla politica

Una delle soluzioni che tanti prospettano per aiutare i giovani ad orientarsi nel mondo della politica è certamente quella della formazione. Per molti, infatti, sarebbe consono inserire i concetti di governance e di gestione del Paese sin dalle superiori, così che i ragazzi sappiano che cosa dovrebbe fare un politico alla guida di un Governo.

Questi concetti dovrebbero, poi, essere approfonditi ulteriormente nel momento in cui un ragazzo decida di investire su se stesso frequentando l’università. Infatti, proprio nell’ambiente accademico si intravedono già i politici del futuro.

Molte università, come scienze politiche e giurisprudenza, preparano già molto i giovani ad inserirsi in politica, ma in molti altri casi questo non succede.

Per questo motivo in tante situazioni la formazione specifica in questo campo potrà avvenire mediante, ad esempio, l’iscrizione ad un master dedicato alla politica di tipo etico.

In queste occasioni, ci si occupa di specificare a chi frequenti non solo che cosa voglia dire gestire un Paese, ma anche che cosa sia necessario fare per arrivare a farlo in modo etico e rispettoso per le leggi e le persone sulle quali ricadranno le proprie scelte.

Tali aspetti, sicuramente innovativi, potrebbero essere importanti soprattutto per il futuro della classe politica, che potrebbe arrivare ad essere formata in modo egregio da quelli che oggi sono giovani e giovanissimi, pronti a scendere in campo allo scopo di cambiare le cose e rendere l’Italia un Paese migliore e a misura di cittadino.

L’Ilva rassicura sul fiume rosso: “Area impermeabilizzata, cento tonnellate d’acqua rimosse”

L’area in cui si è verificato il fenomeno del “fiume rosso” è completamente impermeabilizzata e l’Ilva si è attivata per aspirare l’acqua in eccesso, rimuovendone già 100 tonnellate, dicono fonti vicine all’azienda. Ma il lavoro continuerà anche nelle prossime ore, finché l’emergenza della pioggia incessante che ha messo in ginocchio Taranto non sarà completamente rientrata. Questo è ciò che emerge dopo che l’acciaieria di Taranto è di nuovo finita al centro dell’attenzione e attaccata da più parti a causa di una foto pubblicata dalla pagina Facebook “Solo a Taranto”, che dopo poche ore era già stata condivisa da più di 1200 utenti.
L’immagine ritrae un fiume rosso nei pressi dello stabilimento siderurgico, un colore che secondo tanti utenti del social era dovuto al fatto che l’acqua fosse infettata dai “minerali dell’Ilva”. Una notizia che arriva a pochi giorni da quella, lieta, del via libera del Ministero dello Sviluppo Economico all’avvio dei lavori per la copertura dei parchi minerari dell’acciaieria.
Le stesse fonti hanno fatto sapere che l’area in cui si è verificato il fenomeno è completamente impermeabilizzata e circoscritta da appositi cordoli che hanno la funzione di prevenire potenziali sversamenti di materiale residuo che può depositarsi durante le operazioni di carico-scarico. A causa dei fenomeni atmosferici particolarmente intensi che hanno insistito su Taranto negli ultimi giorni, l’acqua si è accumulata in quantità straordinaria. Già nel fine settimana, l’azienda si è attivata tempestivamente richiedendo l’intervento di una ditta autorizzata per aspirare l’acqua in eccesso. Nella sola giornata di oggi ne sono state rimosse circa 100 tonnellate. L’attività di rimozione e monitoraggio sta continuando e proseguirà anche nelle prossime ore.
I disagi che hanno messo in ginocchio la città intera sono, dunque, gli stessi che ha dovuto affrontare l’Ilva, ancora una volta finita nel mirino della “rete che non perdona”. Una foto simile a quella circolata in queste ore era stata diffusa anche nel 2013.