Il fascino indiscreto di Beppe Grillo

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Dobbiamo ammettere che l’idea è affascinante.

Fuori tutti, fuori tutti, devono andare via tutti, dal primo all’ultimo. E devono andare via anche i galantuomini. Anzi prima di tutti devono andare via i galantuomini, che mi dicono ce n’è qualcuno…

Musica e parole di Beppe Grillo, 60 anni, genovese, attore comico ma soprattutto blogger, tra i più quotati – pardon cliccati – al mondo. Ce l’ha con i politici, ça va sans dir, nel giorno del Monnezza-Day, organizzato ieri a Napoli per gridare e far gridare ai napoletani – ma direi ai campani tutti – il loro VAFFA alla gestione criminale della nettezza urbana in quella regione, da quindici anni a questa parte. La metamorfosi è quasi completa, ed il grillo parlante in questi ultimi mesi si è trasformato in leone. Ma facciamo un passo indietro.
Emblematica storia quella di Grillo. Costretto all’esilio mediatico per alcune profetiche considerazioni sulla moralità della classe politica dell’epoca, il comico genovese, dopo il ciclone Tangentopoli, anziché ricevere pubbliche scuse e nuovi contratti, viene dimenticato all’Elba.

Il Giornale, non un giornale. Povero Indro

Biagi Montanelli

Questa storia parla della morte di un’idea, in verità consumatasi molto tempo addietro.

La lettura del giornale la mattina presto è una sorta di realistica preghiera mattutina. Uno orienta il proprio comportamento nei confronti del mondo o secondo Dio, oppure secondo ciò che è il mondo. Entrambe danno la stessa sicurezza, quella di sapere come ci si possa stare

Questo era Hegel, tanto per gradire.

Non esiste l’obiettività, diceva Indro Montanelli.

Noi viviamo di truffe. Soltanto dei grandi imbecilli possono parlare di obiettività. Si puù sostituire il desiderio di avvicinarsi ad essa. O una tendenziosità dichiarata, che va applicata in ogni caso

Il patto col lettore, unico padrone, è parlare chiaramente.

Senato, cruccio del Cavaliere

Senato
Nuove grane per Silvio. Queste, poi, sono particolarmente grosse, giacchè parlano di Senato. E vengono da una fonte preoccupante, una fonte che, almeno a detta sua, gli è sempre stata amica. Una categoria di esseri umani bizzarra, che negli USA sta facendo decisamente impazzire Hillary Rodham Clinton.
Insomma, l’ultimo sondaggio fatto pervenire di gran corsa in quel di Palazzo Grazioli, per essere sottoposto all’attenta analisi e valutazione del Cavaliere, non è esattamente costellato di numeri che il Cavaliere stesso avrebbe voluto vedere. E che cosa dicono questi numeri? Ecco l’analisi del protagonista: Sosterrebbero, impudenti e, per il momento, ancora impuniti, che il vantaggio del Pdl sul Pd al Senato sarebbe contenuto.
Rosicchiato? Di poche spanne? La maggioranza del centrodestra potrebbe non essere sufficientemente ampia, dunque con pochi senatori di scarto. Ma… Tutto questo… Non sembra quasi richiamare alla memoria qualcosa di recente, di un recente passato, si chiede nel leggere Cavalier Silvio? Ma… Questa cosa che vanno dicendo questi… Come li chiamano? Ah, già, sondaggisti… Somiglierebbe alla descrizione del fantasma che ha accompagnato Romano Prodi per due anni, biennio 2006-2008, dicono i libri di storia. Quel Medioevo buio, ricorda nebulosamente il Cavalier Berlusconi, tra i miei due regni.

Thyssenkrupp, destino di operaio

Thyssenkrupp
Che fine ha fatto la Thyssenkrupp? Non fa più tanta notizia, la morte si dimentica in fretta. Gli assessori regionali al Lavoro ed alla Ricerca hanno svolto una comunicazione molto dettagliata, nella seduta del Consiglio regionale , sulla situazione occupazionale della ThyssenKrupp.
La richiesta era giunta da vari consiglieri regionali, e in particolare dal gruppo SDI. Fino a quella tragica data, e all’incidente che ha portato via 7 persone, 7 operai caduti uno dopo l’altro, lentamente, a memento, ecco i dati più recenti riportati dall’assessore al Lavoro: al 27 luglio 2007, alla ThyssenKrupp operavano 322 dipendenti, di cui 269 operai e 53 impiegati. Il 25 luglio 2007, in seguito all’accordo sottoscritto al Ministero dello Sviluppo Economico, l’azienda attivò la procedura di mobilità per 100 lavoratori, a causa della decisione di chiudere lo stabilimento torinese.
Il 2 agosto 2007 venne siglato un accordo sindacale che prevedeva un massimo di 100 licenziamenti, di cui 90 operai, in possesso dei requisiti necessari per accedere al prepensionamento, nel corso od al termine della mobilità, oppure che non volessero opporsi al licenziamento.

Tutte le donne del Cavaliere

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Bravi ma basta! Si era detto ieri che, vera o falsa che fosse la notizia della candidatura di Aida Yespica, non sarebbe stata l’ultima e che sicuramente ne avremo viste ancora delle belle, è vero. Ok, la campagna elettorale bonsai richiede massima sintesi di forma e contenuti, messaggi chiari e volti nuovi. Ma di questo passo tra una settimana qui si rischia di commentare la discesa in campo del Gabibbo.
Sforziamoci di essere seri, nei limiti concessi dalla situazione.
E cerchiamo di fare ordine. I fatti. Metti che ieri hai comprato Il Foglio (!). Tranquillo, è un esempio. Nella prima delle quattro pagine che lo compongono, di spalla, tra Il noir delle elezioni in Sicilia e Il nostro caos calmo, in cui si cerca di spiegare il perché della lista pro-life (già, perchè?), ti saresti trovato di fronte a questo:

Chi l’ha vista fare la capriola, nuda, nella vasca idromassaggio del Grande Fratello 3 sa che è tutto uno scherzo: Angela Sozio, la rossa, candidata nelle liste del Popolo della Libertà, no. Non può essere vero

E invece, a meno di smentite, stavolta sembra vero. Cercate di avere reazioni contenute, comunque. Intanto, nel giorno del grande tradimento di Aida che, dimostrando di averci preso gusto oggi ha laconicamente dichiarato:”Mi candiderei per Veltroni”, il Cavaliere, che ieri a Matrix si è definito di di larghe vedute, si consola facendo il pieno di candidature femminili.

Berlusconi: Aida, come sei bella…

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Questa proprio non ci voleva. Non ne va bene una al Cavalier Berlusconi in questo avvio di campagna elettorale. Prima il no di Storace, poi il sofferto addio con Casini. E ora l’ennesima doccia fredda:

Io con il partito di Berlusconi? No, non mi candido.

Nossignore, non stiamo parlando di Ciriaco De Mita, 44 primavere e spiccioli di carriera (altro che Maldini) una vita da mediano, non nuovo in verità al cambio di casacca, e da poche ore svincolato a parametro zero, o quasi. A parlare, udite udite, è Aida Yespica, sì avete capito bene, quella del Bagaglino. Insomma, per dirla con L’Onorevole Cetto Laqualunque, Cchiu ppilu pe tutti!
Dopo Mara Carfagna, Gabriella Carlucci ed Elisabetta Gardini, l’asso di Berlusconi Yespica è rimasto incastrato nella manica. La showgirl si è affrettata nel pomeriggio di ieri a smentire la notizia al sito Affari Italiani, precisando, a futura memoria dell’ufficio casting:

Non sono neanche cittadina italiana…

Prima ancora della smentita, persino il Presidente Cossiga non era riuscito a trattenersi. Il Picconatore a vita, da vecchio conoscitore delle regole del gioco, aveva scoperto il bluff di Berlusconi, ricordando che la signorina Yespica è cittadina venezuelana. D’altronde come biasimare il Cavaliere… In molte altre occasioni il giochetto aveva funzionato.

Ferrara l’imcompreso. Da Silvio e da lassù

Ferrara
Non si candida più a sindaco di Roma. Il Pdl non ha dato sostegno alla sua lista pro-life, e Giuliano Ferrara ha preferito quindi comunicare per iscritto a Fini e Alemanno che insomma, il Campidoglio non rischierà di vederlo e Rutelli non lo avrà come avversario. annunciando il ritiro della sua candidatura a sindaco di Roma. Va detto che Silvio Berlusconi non sembra esattamente essersi rotolato per terra dal dolore.
Ma ancora più grave, e più significativo per l’ormai ex direttore de Il Foglio, è il mancato appoggio, per la sua lista, da parte della Cei.
Avvenire aveva già accolto tiepidamente – per usare un eufemismo – la faccenda. Ieri un editoriale di Davide Rondoni ha senza possibilità di equivoci bocciato la lista.

E Silvio cambia musica

La notizia è di quelle scioccanti, di quelle che pesano come se fossero un macigno gigantesco che si stacca da una montagna e va a cadere sulla strada. Pare impossibile ma durante questa campagna elettorale sembra che il Cavaliere di Arcore (tra l’altro sono passato davanti alla sua villa ieri, l’ho salutato da lontano…) abbia intenzione di cambiare musica. Ma per i giovani “azzurri” che già temono il peggio, possiamo solo tranquillizzarvi, non si tratta di un cambio di casacca o di ideologia politica.

Come detto Berlusconi cambia musica e abbandona, sembra definitivamente, Mariano Apicella. E se non è un addio definitivo almeno lo è durante la campagna elettorale. La notizia è veramente di quelle che distruggono un mito. Quanti di voi non ricordano, magari durante l’edizione del TG4 delle 19.30 di qualche anno fa, Apicella e Berlusconi seduti uno a fianco all’altro cantare le canzoni di Mariano.

Canzoni di Mariano che forse sarebbe meglio definire canzoni di Silvio. Sì perchè i testi delle canzoni di Apicella sembra venissero scritti proprio dal candidato premier di destra. E anche per questo l’addio, soprattutto durante questa campagna elettorale fa pensare.

Sicilia: La “Caporetto” di Silvio?

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Il neonato, giovine, fresco Popolo della Libertà sta esprimendo i suoi primi vagiti. Vagiti un po’ difficoltosi. Silvio Berlusconi sarebbe anche pronto a far partire in pompa magna la sua campagna elettorale. Ma ci sono ancora un paio di imperfezioni da aggiustare. Un paio di dettagli.
Uno di questi si chiama Affaire Sicilia. Sembrava una faccenda risolta, o quanto meno rientrata. E invece la questione si riapre: il forzista Gianfranco Micciché si rifiuta, continua a rifiutarsi, di ritirare la sua candidatura alla Regione.

Spazio al nuovo, via il vecchio, fuori De Mita

De Mita
Per alcuni versi, non si può dire che Walter Veltroni non sia coerente. Almeno in apparenza.
Ha detto change, e change sia. Ha detto giovani, e giovani siano. Questa è solo la prima di una lista di vittime eccellenti? Per il calcolo statistico sull’età media della classe politica italiana, insomma, per logica, Ciriaco De Mita non dovrebbe certo essere l’unico caduto sotto i colpi impietosi del wind of change.
L’uomo che calca le scene politiche italiane da una vita, Ciriaco De Mita, e che ha già dichiarato che

L’ultimo comizio lo farò quando morirò

più che amareggiato, proprio non si capacita. Si ritrova sorpreso ed incredulo di fronte alla decisione chiara e precisa di Walter Veltroni di tenerlo fuori dalle liste.

Ciriaco e Walter si conoscono da un po’. Anche le mogli si conoscono. Capitava che tutti, insomma, di tanto in tanto, si frequentassero. Rumors rivelano in queste ore che la rottura, la crepa, il burrone si sia aperto in quel di Torino, in occasione del famoso discorso del Lingotto: quello che ha incoronato l’ex sindaco di Roma leader del Partito Democratico.
Lo stesso Walter aveva mandato in cc a Ciriaco De Mita il suo discorso prima del comizio.

Napoli: La “Caporetto” della sinistra

Lo dice anche il famoso detto: “Vedi Napoli e poi muori” e purtroppo mai così reale. I gas che si sprigionano dai rifiuti abbandonati ancora per le strade, della cui tossicità si è parlato a destra e a manca, invadono l’atmosfera della città, inquinandone la purezza.

E’un peccato vedere una situazione simile in Italia. Certo, sicuramente l’Italia non sarà il paese più moderno e tecnologico del mondo, non sarà il paese più all’avanguardia nelle tecnologie, non sarà il paese, almeno a livello economico, più felice. Però mi aspetto dal mio paese, un paese che comunque sia è e rimane di prima categoria, che il servizio di base venga svolto e eseguito. Non dico alla perfezione, ma che venga almeno eseguito.

In Campania sappiamo tutti come sono andate le cose. L’intervento di un commissario per lo smaltimento dei rifiuti prima, l’arrivo del super-commissario con i super poteri De Gennaro poi e ora uno stanziamento di un fondo per verificare l’effettivo tasso di salute della popolazione campana non sono serviti e non possono servire a risolvere un problema che in realtà ha radici molto più profonde.

Il Tar & Alitalia: no Air One, sì Air France


Air One


Fly Air France, non c’è niente da fare. Nuova puntata della soap opera. Quella che, in fondo, tutti si aspettavano, nonostante le richieste di Toto, nonostante le richieste – fondate o meno – di chiarezza.


Era una decisione attesa, che costituisce un capitolo importante. Il Tar del Lazio ha deciso di non sospendere in via cautelare la trattativa in esclusiva tra Alitalia ed Air France-Klm. Il Tribunale Amministrativo ha quindi deciso di accogliere la richiesta avanzata da AirOne.


Nelle ragioni presenti nell’ordinanza a sostegno del verdetto, i giudici scrivono laconicamente

non sussistono i presupposti dell’accoglimento dell’istanza cautelare, sia per la carenza di elementi di irreparabilità del danno, sia per la mancanza di fumus boni iuris

Il Tar dovrà poi esprimersi sul merito del ricorso. Al momento, dopo la pronuncia di oggi, la tanto criticata e temuta trattativa in esclusiva con Air France-Klm non si ferma e procede il suo inesorabile cammino.


La compagnia di Carlo Toto aveva presentato ricorso lo scorso 30 gennaio. L’intenzione era di chiedere l’annullamento di questa trattativa, nata della decisione del caduto governo Prodi del 28 dicembre scorso. La trattativa con Air France-Klm riguarda la vendita di una quota non inferiore al 30,1% della compagnia di bandiera italiana.


AirOne non ha digerito l’esclusiva. Per Carlo Toto qui si tratta della vendita di un bene pubblico. Uno dei più grandi. Quindi non si può non scegliere tra un ventaglio di proposte. Inoltre Air One è stata esclusa dalla gara dopo la conclusione della prima fase della trattativa, ha chiesto – non ascoltata – di essere riammessa in lizza.


Scoppia lo scontro Udc-Berlusconi

Berlusconi
Accuse incrociate, fuoco un tempo amico ora assai nemico, incrociato e da più parti. Giornata di fuoco tra centro e centrodestra. Berlusconi e Fini target di polemiche da parte dei centristi.
Ha buttato giù il Governo malamente. Il governo Prodi. Ma non è che con la controparte, con il buon Silvio da Arcore, vada meglio. Tra l’Udc e Silvio Berlusconi, ormai, la tensione si taglia a fette. Si direbbe letteralmente esplosa.
Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, ci va pesantuccio:

Silvio Berlusconi è una persona capace anche di gesti estremi, di darti magari una coltellata alle spalle, come dimostra l’esperienza di questi giorni

Non basta? Cesa, ai microfoni di Radio Monte Carlo, non si tira certo indietro.

E’ una persona su cui poter contare nel rapporto umano, meno in politica

UDC: We’ll always walk alone

Un titolo diverso onestamente non mi viene proprio in mente. La sconfitta nerazzurra in Champions di ieri sera mi ha portato a riprendere il famoso coro dei “reds” del Liverpool, che inneggiano alla loro squadra, sia che le cose vadano bene sia che le cose vadano male, con il famosissimo “You’ll never walk alone!”, ovvero non camminerete mai soli.

Con qualche piccola modifica fatta ad hoc al coro ecco pronto per voi, direttamente dalla mia testolina, un possibile spot pubblicitario elettorale per il partito di Casini e compagni; un bel “We’ll always walk alone”, ovvero cammineremo sempre soli.

Casini non ne vuole proprio sapere. Ormai è diventato completamente riluttante all’idea di avere qualcuno al suo fianco. Lo posso capire assolutamente. Ha passato dal 1994 i suoi anni di governo a fare gavetta dietro a uno che di gavetta in politica non ne ha mai fatta e che al massimo gli permetteva di lucidargli le scarpe. Ed è giusto, se il momento ai suoi occhi è quello propizio, cercare di farsele lucidare lui le scarpe ora.