Israele
Clusters Bombs, svolta a Dublino?
I guai giudiziari di Olmert inguaiano Israele
In effetti iniziava a sembrare tutto un po’troppo semplice. Pareva quasi strano che tra israeliani e palestinesi, se si escludono i contrasti “italiani” avuti alla Festa del Libro di Torino, ci fosse un attimo di tregua.
Il fatto è che la tregua tra i due continua, il problema questa volta è in seno agli isrealiani che si ritrovano in una situazione molto difficile, che potrebbe portarli, nel caso in cui la faccenda dovesse degenerare, a rimanere senza il loro premier Ehud Olmert.
I problemi “israeliani” sono di tipo giudiziario e vedono coinvolto Olmert non come presidente quanto invece quando ancora era sindaco di Gerusalemme. Cerchiamo di comprendere meglio la situazione quale è.
Happy Birthday Israele
60 anni. E non li dimostra. Ma soprattutto nonostante i tanti problemi, conflitti e diatribe diplomatiche, Israele è ancora là, lo stato stoico, voglioso di esserci ma soprattutto di rimanerci.
Un compleanno particolare, che avverrà ufficialmente tra qualche giorno il 14 maggio, ma che ha un grande significato, talmente importante da venire premiato con la posizione di ospite d’onore alla fiera del libro di Torino.
Il Lingotto sarà il luogo della festa, una festa che dovrebbe essere coperta solo di gioia, di soddisfazione, di ringraziamenti e che invece è macchiata, come spesso accade quando il medioriente viene messo al centro dell’attenzione, da proteste e contestazioni.
Al Qaeda parlò. Mentre le vittime in Iraq salgono a 4mila soldati USA e quasi un milione di civili iracheni
Oh musulmani, oggi è il vostro giorno. Colpite gli interessi degli ebrei e degli americani, e di tutti quelli che partecipano all’aggressione contro i musulmani
Medioriente: L’obiettivo segreto di Bush
George W.Bush è sempre stato un personaggio emblematico. E’uno di quei personaggi che quando meno te lo aspetti ti viene fuori con una delle sue magiche trovate. Non sto parlando solo di idee, di progetti, di interventi o chissachè. Anche il solo classico atteggiamento. Sarà che l’avrò visto minimo 800 volte in televisione, ma quello sguardo di terrore e poi subito normale dopo essere stato informato dell’attacco alle torri gemelle rimarrà nella mia memoria per sempre.
Che il buon texano abbia quindi un atteggiamento emblematico direi che sia fuori discussione, il problema è che spesso e volentieri, soprattutto per il fatto che si trova a capo della potenza militare numero uno al mondo, pensa di essere una specie di divinità. Non posso che comprenderlo. Se io fossi sulla poltrona più importante degli Stati Uniti d’America penso mi comporterei in maniera un po da smorfioso.
E credo che, nei prossimi giorni, in medioriente sentiranno arrivare questa potenza degli Stati Uniti che si trasmette nell’aria e che vuole andare ad insinuarsi tra israeliani e palestinesi, cercando di trovare una situazione di mediazione tra le parti, rilasciando anche una dichiarazione che dimostra ancora di più la sua sicurezza:
Medioriente: Palestinese, sei su Scherzi a parte!
Evviva le bufale! Evviva gli scherzi! Evviva le bugie grandi come una casa! Non sono impazzito tranquillizzatevi voi che leggete. Ma la situazione in medioriente, in quella fascia tanto bistrattata quale è la Striscia di Gaza, sta veramente sfiorando una situazione tragicomica. Le vittime sono salite a un centinaio, ma sono le conseguenze che fanno decisamente sorridere, e in un certo senso ricordano delle scene già viste, che vi suggerirò in seguito.
Come abbiamo anticipato nella giornata di ieri (se volete leggere l’articolo lo potete trovare qui: Medioriente: Israele non si fermerà) l’offensiva di Israele via terra, anticipata già dal ministro della difesa, ha avuto luogo. Da come si legge poco sopra le vittime sono risultate un centinaio. Ma allo stesso tempo, da parte di Israele, è giunta la necessità e la voglia di porgere la mano all’ONU e di ritirare le proprie truppe di terra da questa offensiva.
Non si fraintenda il gesto di Israele. Questa continuerà ad attaccare chiunque lanci razzi o missili verso lo stato ebraico. Perchè, nonostante l’offensiva, Israele continuerà a reprimere qualsiasi organizzazione terroristica che minaccerà l’integrità dello stato. Il ritiro di oggi è dovuto solo ed esclusivamente al fatto che l’operazione contro la cellula terroristica è andata a buon fine, portando in questo modo al ritiro delle truppe di terra dalla Striscia di Gaza.
Medioriente: Isreale non si fermerà
Oggi, leggendo un po le notizie qua e là sul web prima di iniziare a scrivere il mio post, mi sono reso conto di una cosa; la situazione nella striscia di Gaza non ci fa sentire più come degli uomini. Non so perchè ma la naturalezza con cui mi sono ritrovato a leggere degli ennesimi morti in Israele, 60 di parte palestinese e 2 da parte israeliana, mi ha fatto sentire meno umano. 62 persone, 62 uomini prima di tutto, prima ancora che israeliani e palestinesi. Che lottano per conquistare la terra che, a loro modo di vedere, gli spetta, ma che lottano soprattutto per non perdere la vita e la libertà.
Nella Striscia di Gaza la situazione è attaccata ad un sottile filo. Basta la minima brezza che potrebbe portare all’offensiva israeliana definitiva. Certo, pensare che 60 morti di parte palestinese non siano un offensiva definitiva fa un po rabbrividire, ma è così. La lotta di Israele al terrorismo è iniziata secondo Olmert, primo ministro israeliano:
Israele non ha nessuna intenzione di fermare la guerra al terrore neanche per un secondo. Rivendichiamo il diritto di difendere i nostri concittadini nel sud del Paese.
Bush e l’economia, il binomio difficile
Visita Imam: Questo incontro non s’ha da fare
Lo scenario è quello della città di Roma. La capitale italiana, la sede del governo che tanto in questi giorni sta patendo le pene delle inferno, che però potrebbero definitivamente placarsi; ma è anche sede della Città del Vaticano, lo stato pontificio, casa del Papa e più in generale della religione cristiana.
Eppure l’evento su cui vale la pensa soffermarsi in questa assolata, almeno nel milanese, mattinata riguarda due religioni che cristiane non sono, ma che a Roma hanno trovato un punto di incontro, seppur solo teorico, ovvero la religione ebraica e la religione musulmana.
Era in programma in questi giorni, che nella striscia di Gaza vedono i rapporti tra israeliani e palestinesi al massimo della tensione, in quel di Roma, la visita da parte dell’Imam della Grande moschea, Ala Edin Mohamed Ismail al Ghobashy alla sinagoga di Roma.
Nasrallah, il macellaio di Beirut
Macabro ritorno per lo sceicco Nasrallah
Libano: Altre quattro morti invisibili
Vivere nei paesi di matrice islamica, al giorno d’oggi, significa imbattersi, prima o poi nella propria vita, in un attentato di stampo terroristico. Sembra uno scherzo, ma non passa giorno che in Libano, in Iraq, in Israele, o in quale altro paese mediorientale non vi è almeno un attentato.
Sia questa una bomba pre-installata in un luogo pubblico, una raffica di colpi improvvisa sparata sulla folla o un attentato suicida da parte di qualche kamikaze di una chichessia organizzazione.
Le motivazioni rimangono sempre tra le più disparate. Ovviamente per gli assalitori lo scopo è raggiungere il paradiso sacrificando la propria vita in onore della religione (che vai a saperlo, ma tutti i musulmani che conosco io in Italia mi dicono che non è assolutamente vero che la religione islamica dice questo). Mentre per tutti quelli che sono al di fuori del mondo mediorientale si tratta solo di pretesti bellicosi, piccoli segni che vogliono dimostrare allo stesso tempo una grande forza.