Sta facendo discutere molto oggi 3 gennaio un intervento da parte di Alessandro Di Battista a proposito dell’ormai noto raid degli USA in Iran. Una decisione, quella di Trump, che ha spiazzato tutti e che per forza di cose sta dividendo sia l’opinione pubblica, sia i vari esponenti politici. Uno dei volti più noti del Movimento 5 Stelle, al netto del fatto che negli ultimi anni si sia un tantino defilato dalla scena politica, ha avuto parole molto dure su quanto avvenuto in giornata.
Iran
Iran, nuovi lanci di missili a lungo raggio
La tensione nel Golfo tra Stati Uniti e Iran si fa sempre più alta. L ’Iran ha annunciato di aver concluso con successo il lancio di due missili a lungo raggio, durante le esercitazioni navali che si stanno tenendo in questi giorni nel Golfo. A dare la notizia è stata l’agenzia ufficiale Irna e il sito web della tv di stato. “Abbiamo testato un missile a lunga gittata costa-mare denominato Qader (Capace), che è riuscito a distruggere bersagli predeterminati nel Golfo”, così si legge nel lancio dell’agenzia Irna citando il vice comandante della Marina Mahmoud Mousavi.
La stessa agenzia Irna ha dichiarato successivamente che oggi è stato concluso il lancio di un altro missile. Moussavi ha riferito: “Oggi anche il nostro missile a lungo raggio terra-terra Nour (Luce) è stato lanciato con successo“. Il lancio del missile è stato immortalato dalla foto che vede ad inizio articolo. L’Iran sta conducendo da 10 giorni un’esercitazione marittima nel golfo.
La pena di morte in Iran
La pena di morte in Iran non placa la sua forza distruttrice. Dall’inizio dell’anno, infatti, si è registrato un notevole aumento delle pene capitali.
La denuncia arriva direttamente da l’alto commissario Onu per i diritti umani Navy Pillay, secondo cui le esecuzioni nella Repubblica Islamica si sono triplicate rispetto allo stesso arco temporale del 2010: “Nel solo mese di gennaio 2011 sono state giustiziate 66 persone mentre le impiccagioni effettuate in tutto il 2010 sono state circa 300. Abbiamo più volte chiesto all’Iran di fermare le esecuzioni. Sono molto scoraggiata per il fatto che le autorità iraniane invece di prestare attenzione alle nostre richieste abbiano incrementato l’uso della pena di morte”.
Scontri a Teheran, anche l’ Iran in rivolta
Le proteste che stanno infiammando da giorni l’ Egitto e la Tunisia sembrano aver “contagiato” anche l’ Iran: pesanti scontri si sarebbero infatti verificati oggi nella capitale, Teheran, durante una marcia di protesta organizzata dall’ opposizione in sostegno alle altre rivolte in corso nei paesi arabi. Secondo fonti locali, la polizia avrebbe fatto uso di lacrimogeni, sparando anche vernice sulla folla per disperderla e per poi identificare i manifestanti. I siti di opposizione parlano di un manifestante morto, diversi feriti e 250 persone arrestate nella capitale. Gli scontri più violenti, con gli spari della polizia, si sarebbero verificati tra piazza Engelab e piazza Tohi, mentre il corteo, inizialmente pacifico e silenzioso, si sarebbe riunito dapprima nei pressi di piazza Azad, sempre a Teheran.
In seguito, però, alcuni oppositori avrebbero cominciato ad incendiare bidoni della spazzatura, innegiando slogan contro il governo.
Anche un producer della BBC inglese ha parlato di “pesanti scontri e caos totale”.
La protesta nella capitale iraniana è la prima dopo la manifestazione del dicembre dello scorso anno, nel corso della quale furono uccise otto persone. La manifestazione di oggi era stata convocata dall’ opposizione “verde” al governo di Ahmanidejad, in segno di solidarietà alle rivolte divampate in Egitto e in Tunisia, ma il governo l’ aveva vietata. Ci sono state proteste anche in altre città iraniane, e Isfahan sono stati arrestati numerosi manifestanti.
Sospesa condanna Sakineh: i figli l’hanno perdonata
Sospensione condanna Sakineh. L’Iran sospende l’impiccagione della donna, condannata per adulterio e complicità nell’omicidio del marito. A rivelarlo è il presidente della Commissione parlamentare della Repubblica islamica per i diretti umani Zohre Elahian in una missiva inviata alla neo presidente brasiliano Dilma Rousseff.
Nella lettera si legge che: “Sebbene la sentenza di lapidazione non sia stata ancora finalizzata, la sentenza di impiccagione è stata sospesa per il perdono” dei figli. A Sakineh, che dovrà scontare dieci anni di prigione, l’ex presidente sudamericano Lula aveva offerto asilo politico, richiesta, che Teheran aveva rispedito al mittente.
Iran – Sakineh, lapidazione sospesa
Tam tam, manifestazioni, appelli, proclami, richieste ufficiali e – soprattutto – l’incessante presenza di una società civile unita, compatta, determinata. Sposare un obiettivo – quello di salvare la vita di Sakineh Ashtiani (43 anni e madre di due figli), condannata a morte con la formula della lapidazione dal Governo dell’Iran per il reato di adulterio – in nome di un riferimento imprescindibile e universale – quello dei diritti umani. Capita spesso (l’ultimo caso che viene in mente è quello del Presidente della camera, Gianfranco Fini) di fare ricorso all’espressione “tanto rumore per nulla” al fine di indicare la staticità di un evento. Che non evolve.
Invece stavolta tanto clamore (ci eravamo lasciati alla punizione di 99 frustate che sarebbe stata eseguita qualche giorno fa) pare sia servito per un piccolo (o grandissimo, diranno gli sviluppi) passo in avanti: l’annuncio odierno, per bocca di un portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, è che la lapidazione nei confronti di Sakineh è stata sospesa. “Il verdetto riguardo la vicenda di tradimento extraconiugale è stato bloccato ed è stato sottoposto a revisione”.
Iran, 99 frustate a Sakineh. Il figlio: “Mi appello a Papa Benedetto XVI”
“Salvate mia madre“. L’appello di Sajjad Ghaderzadeh, 22enne figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata alla pena capitale per adulterio, somiglia a un grido di disperazione nonostante il ragazzo cerchi di fare tesoro di ogni barlume di lucidità.
La vita della madre è aggrappata a un filo di speranza rappresentato dall’incessante azione della società civile e delle Istituzioni del resto del mondo ma, stando alle ultime novità raccontate proprio da Sajjad, il Governo dell’Iran sembra continuare a essere sordo nei confronti di qualunque richiesta.
“La nuova condanna a 99 frustate è già stata eseguita. Dopo la pubblicazione sul Times di Londra della foto di una donna senza velo erroneamente attribuita a lei, mia madre è stata condannata da un giudice speciale di Tabriz, città dov’è detenuta, a 99 frustate. Secondo le nostre fonti, la sentenza è stata eseguita, mia madre è stata frustata pochi giorni fa“: sembra di leggere classici del Medioevo, in realtà è l’atroce stato delle cose.
Il racconto di Sajjad, intanto, viene confermato dall’avvocato di Sakineh, Javid Houtan Kian: “Secondo la testimonianza di due detenute scarcerate venerdì dalla prigione di Tabriz, Sakineh ha subito in carcere un processo per direttissima in cui è stata riconosciuta colpevole di corruzione morale per aver autorizzato la pubblicazione di una sua foto senza velo: per questo, è stata frustata per 99 volte“.
Roma per Sakineh: VIDEO – GALLERY
La conta spiccia dice che a Roma, davanti all’ambasciata iraniana – erano più di un centinaio i presenti per protestare nei confronti della sanzione capitale con cui lo Stato ha di fatto accorciato l’esistenza di Sakineh Mohammadi Shtiani, 43 anni, colpevole di adulterio. La realtà è che, idealmente, attraverso le forme che a ciascuno competono e gli strumenti a disposizione, nella Capitale ci stavamo tutti.
Di fianco a esponenti privi di bandiere ma presenti in nome dei diritti universali dell’uomo si sono registrate le presenze politiche trasversali di Verdi, Pd, Sinistra e libertà, il Presidente della comunità ebraica romana (Riccardo Pacifici), Giovani Socialisti, Italia dei Valori, Prc/Federazione della sinistra, Sottosegretari (nello specifico, quello all’Attuazione del programma di governo, Daniela Santanché: “E’ un impegno bipartisan. L’Iran è un regime che non mette in campo i diritti umani, quindi è doveroso impegnarsi tutti insieme“), rappresentanti dell’opposizione iraniana e della Resistenza dei Mujaheddin del popolo.
Tra le frasi incise su carta per esternare l’obiettivo e palesare l’intento, ne spiccano un paio: “Ecco la democrazia in Iran: pietre, prigioni, censura“, “Salviamo Sakineh, fermiamo le pietre“. L’esecuzione della donna dovrebbe avvenire attraverso lapidazione: motivo per il quale dirimpetto all’edificio che accoglie l’Ambasciata è stato collocato un pupazzo raffigurante una donna interrata a cui hanno fatto da cornice pietre dipinte di rosso e mescolate a pallottole di carta.
Tutti contro l’Iran: no alla pena di morte per Sakineh Mohammadi Ashtiani
Sakineh Mohammadi Ashtiani, condanna alla pena di morte per adulterio: è il volto di un Iran a cui nessuno vuole abituarsi. Nè la società civile e neppure la politica occidentale che si sta mobilitando in ogni modo per fermare la manoi del boia e salvare la vita alla donna. La Francia, per esempio, ha invitato la Ue, attraverso il ministro degli esteri Bernard Kouchner che ha inoltrato un messaggio all’Alto rappresentante dell’Unione Europea Catherine Ashton, a prevedere sanzioni contro lo Stato nel caso in cui si dovesse materializzare la morte di Sakineh.
Nell’appello, si fa riferimento a “Una lettera comune di tutti gli Stati membri dell’Unione europea alle autorità iraniane è diventata necessaria, ne sono convinto, se vogliamo salvare questa donna. Bisogna che l’Unione si impegni in nuove iniziative per ricordare alle autorità iraniane che, come sul dossier nucleare, la loro attitudine di isolamento e di chiusura ha un costo, di cui si potranno liberare nel momento in cui sceglieranno comportamenti più conformi ai loro impegni internazionali in materia di diritti dell’uomo“.
Iran, Neda: spari sulla tomba
Neda Soltan? L’hanno uccisa non una volta, ma molte. Per l’esattezza (ad oggi) tre.
Hanno sparato, in Iran, sulla tomba della ragazza. Sfregiata la lapide, costellata di buchi, come potete vedere dalla foto pubblicata da Repubblica.
Non è bastato ucciderla, evidentemente. Il fatto che il video, girato con un telefonino, sia andato impunemente in giro per il mondo, il fatto che abbia aizzato (con effetti “morali”) l’opinione pubblica internazionale, il fatto che abbia acceso i riflettori su una repressione che, prima di tutte queste diavolerie di comunicazione che culminano nei “pericolosissimi” social network) si sentiva più blindata non va giù. Fa parte delle regole del gioco.
Iran, Shirin Ebadi: “L’arresto di mia sorella è illegale”
Iran è sull’orlo di una guerra civile. Ieri si è scritta un’altra pagina di una storia che sta prendendo contorni sempre più preoccupanti. La sorella di Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, è stata arrestata dall’intelligence iraniana. Tre uomini e una donna hanno prima perquisito l’appartamento di Nushin Ebadi e poi l’hanno prelevata. “Ieri sera mia sorella, docente presso la facoltà di Medicina dell’Università Azad di Teheran, è stata arrestata nella sua abitazione da agenti dell’intelligence e portata in un luogo sconosciuto”. Lo rivela sul sito Rahesabz la stessa Shirin Ebadi che alla Cnn dice: “L’hanno arrestata per costringermi a mettere fine al mio lavoro”. La Premio Nobel aggiunge:
L’arresto di mia sorella è un atto illegale. Il Paese ha bisogno ora di calma più che in qualsiasi altro momento e questo può essere ottenuto solo rispettando la legge. Ogni atto illegale avrà conseguenze negative. Non ha fatto nulla di male, non è coinvolta nelle mie attività per i diritti umani e non ha mai partecipato ad alcuna protesta.
Iran, continuano gli scontri
Teheran: non si placano violenza e scontri. Oggi le autorità parlano di 15 morti – ieri negavano notizie ufficiali su eventuali vittime. Ma il numero dei morti potrebbe essere molto più alto. La polizia spara lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Le uniche notizie che arrivano, come sempre, vengono dalla Rete, da Internet, dai blog riformisti e di opposizione.
A Teheran la gente non si ferma. Anzi. Va per strada, si agglomera e scandisce slogan contro la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. Lottano, si scontrano e muoiono, in questi giorni. Non solo manifestanti – dicono questa volta le fonti ufficiali – ma anche poliziotti. Quello che sta accadendo in questi giorni è più duro e drammatico di ogni opposizione fino ad oggi manifestata al regime dalle elezioni. Elezioni che, a detta dell’opposizione e dell’onda verde, sarebbero state vinte da Ahmadinejad con i brogli. Ricostruzione che appare sempre più credibile.
Neda, per il Times il personaggio dell’anno
Anche i ragazzi e le ragazze dell’onda verde hanno invocato oggi il loro martire. A Teheran e nel resto del Paese continuano le violenze tra manifestati e forze dell’ordine nel giorno dell’Ashura, un rito osservato dai musulmani sciiti in tutto il mondo per commemorare il martirio di Hussein, appunto, l’imam più venerato che, per la tradizione, fu ucciso e decapitato nel settimo secolo.
Il regime vorrebbe, ancora una volta, fare finta di niente. Come ha fatto finta di niente per Neda Soltan, la studentessa iraniana di 26 anni uccisa nelle proteste di piazza a Teheran contro i brogli nelle elezioni presidenziali del 12 giugno. Tutta una messinscena, ha sempre ripetuto il governo.
Neda è il personaggio dell’anno per il Times, simbolo globale dell’opposizione alla tirannia. Neda, morta con gli occhi aperti.
Foto|pbs.org
Iran, almeno dieci morti negli scontri
Iran: siamo al secondo giorno di violenti e aperti scontri tra polizia e manifestanti anti-governativi a Teheran durante il corteo per la festività sciita dell’Ashura. Le notizie arrivano in occidente grazie ai siti di opposizione Jaras e Rahesabz, che registrano quattro morti negli scontri.
Il racconto del sito Jaras ha del terribile. Gli agenti – non tutti, ma molti – si sarebbero rifiutati di obbedire all’ordine di sparare sui dimostranti, e avrebbero provato piuttosto a sparare in aria. Hanno, però, dovuto poi arrendersi agli ordini su pressione dei loro superiori.