Waiting for Godot

Berlusconi e Napolitano a colloquio. Poi le consultazioni. Ma arriva Calderoli:

La Lega avrà due ministeri con portafoglio, due senza e un viceministro

E’ più il rumore, che altro. In questa attesa, che sembra infinita, di conoscere i nomi che popoleranno le nostre menti da qui a… Cinque anni. Tutti e cinque. Attesa breve, eppure che non sembra potere avere fine. E di cosa? Sempre minore è il tempo per formare il benedetto esecutivo. L’in pectore, Silvio, insomma, è ottimista assai:

Sta andando tutto bene

Silvio, la mattinata se l’è passata sul Colle, per ben 50 minuti (questo cronometrare ha dell’assurdo). Face to face, vis à vis con Giorgio Napolitano. Nel pomeriggio, invece, è iniziata la prima giornata di consultazioni per la formazione del nuovo governo. Giuramento venerdì, si dice.

Gianfranco Fini, nuovo Presidente della Camera

Dopo il comunista, l’ex comunista, ecco l’ex fascista.

Come i miei predecessori Violante e Bertinotti sono anch’io un uomo di parte, fortemente convinto della bontà dei valori che hanno ispirato il mio impegno politico, ma in questo importante incarico istituzionale mi impegnerò per il rigoroso rispetto della parità dei diritti di tutti i parlamentari

C’erano una volta due politici. Forse gli ultimi due politici di razza che l’Italia abbia avuto. Un destino parallelo, questo quanto ho sempre visto in loro. Un declino quasi contemporaneo, dalle ideologie alle istituzioni. Oggi il leader di An è il primo esponente della destra postfascista a ricoprire la terza carica dello Stato.

Un fantasma si aggira per il loft. E’ il fantasma del Pd

Veltroni Fassino
I palazzi del potere. Un luogo strano. La foto è della sottoscritta, e oltre che prenderne il copyright, ne prendo il merito. Era lì. Il quadro perfetto di un’Italia che non c’è, non c’è mai stata, non è stata capace di esserci e per ora, decisamente, non ci sarà. Era impossibile lasciarsela sfuggire. Un dovere morale. Una necessità estetica, oltre che simbolica.
Guardandomi in versione Giapponese alla Camera in gita, impertinente moschino inutile, il Secco Fassino cosa avrà pensato? Avrà pensato? Cosa starà dicendo Walter Veltroni in questo preciso istante di storia? Erano in un angolo. Mentre la Camera era in festa, il Transatlatico era attraversato da Gianni Alemanno trionfante, deputati vecchi e nuovi si scambiavano mail e numeri di telefono e si raccontavano la propria storia. Studiandosi. Social networking, socializing, ho sentito dire da alcuni di loro. Al via, ufficiale, la XVI Legislatura – abbiamo persino il nuovo presidente del Senato, Schifani. Per l’incoronazione di Fini alla Camera e di un ex missimo alla terza carica più alta dello Stato, appuntamento a domani.

Roma. Qualcosa è cambiato

Gianni Alemanno ha vinto, viva Gianni Alemanno. L’accento è ancora quello del sud. Mentre Francesco Rutelli è romano senza scampo anche nel modo di parlare. Gianni Alemanno è il nuovo sindaco di Roma, e se ci pensate, fino a due mesi fa sembrava impossibile. Gianni Alemanno c’è.
E’ la sinistra a non esserci. Sinistra, centrosinistra. Scomparsa e/o sconfitta. L’Italia è cambiata. Quanto il cmbiamento dureerà non è dato sapere. Si sa, siamo un popolo volubile e dalla memoria assai breevee. Ma.
Per Fini è

la vittoria più bella

E lo si crede bene. E per Veltroni?

La marcia su Roma. Ovvero, Gianni Alemanno sindaco

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Come la sera del 9 luglio 2006. Il carosello di tassisti scatenatosi appena diffusa la notizia della vittoria del candidato sindaco del PDL è l’istantanea che forse più di ogni altra impressiona meglio le stravaganze della città di Roma. Una città in cui, aldilà del bene e del male, si esagera. Diciamocelo. Per rendere l’idea sui meccanismi imperscrutabili che regolano la vita di Roma basti pensare che da anni circola indisturbato il gossip che vorrebbe la moglie di Francesco Rutelli, la giornalista Barbara Palombelli, come una delle proprietarie della società che si occupa dei parcheggi a pagamento, le famigerate strisce blu. Ovviamente falso, ma poco importa; tanto è bastato perchè questa leggenda metropolitana diventasse inossidabile verità e perla di saggezza popolare.
Ma stavolta, a mio avviso, si è davvero esagerato.Due anni fa, chiamati alle urne per il rinnovo del consiglio comunale, i cittadini romani sommersero di abbracci la riconferma di Walter Veltroni che vinse con il 61% e spiccioli. Il competitor della allora Casa delle libertà, Gianni Alemanno, raccolse il 37%. Oggi le cose sono andate diversamente. Gianni Alemanno ha vinto e sarà il sindaco di Roma. Francesco Rutelli ha perso.
E neanche poco.

Roma nun fà la stupida stasera…

Calo – spaventoso – di affluenza alle urne per il ballottaggio di provinciali e comunali. Sarà che c’era il sol. Molto sole, splendente. Sarà che c’era il ponte. Un invito a nozze, insomma. All’altrove. Sarà che non ce la si fa davvero più a sentir parlare di campagna elettorale, di promesse vacue, di momenti storici.
Lontano dai seggi, lontano dal cuore. Alle 22 aveva votato per le comunali il 46,2% contro il 58,7% del primo turno; per le provinciali, il 39,8% contro il 56,5% del primo turno. Un segnale? Forse.
Dalle 15 in avanti comincerà la danza dei risultati. 6 milioni di italiani chiamati all’attacco. Guest starssss a profusione al seggio, nella Capitale. Tra i primi, l’immancabile Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, (Paisani… e paisane….), nonchè il candidato Sindaco Piddì, Francesco Rutelli.

Marcia su Roma. Atto finale

Roma, atto finale. Roma, ballottaggio per il sindaco, e per la provincia. Nella capitale Rutelli contro Alemanno. Provincia: Zingaretti contro Antoniozzi.
Al loft sono preoccupati. Ermete Realacci, delfino di Rutelli e ora collaboratore di Uolter Veltroni, è concitatissimo e va temendo che la vittoria di Gianni Alemanno a Roma materializzi i fantasmi. Fantasmi del passato, ma anche del presente sotterraneo della Capitale. Fantasmi di immagine: come quella che la destra ha dato di Roma. Realacci la riassume così:

Tipo “Blade runner”

Altro che Roma città aperta. O meglio, il problema, per il centrodestra in campagna elettorale capitolina, sarebbe proprio l’esseree aperta della città.

Tutto il mondo sa che non è così

Fanno sapere i pro-rutelliani.

Il centrodestra, dal canto suo, ci sta credendo: mai così vicini, in tempi recenti, alla conquista di Roma erano stati.

Squadra di governo

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Benedetta squadra di Governo. Ce la facciamo sì, ce la facciamo no? Mentre si celebra la sagra del ballottaggio – per votare ci vuole (anzi, ce vole, come dicono al Ruggito del Coniglio su Radio 2) coraggio – la squadra di governo prende forma, ma non solo. Prende direzione, dopo averne percorse svariate.
Umberto Bossi aveva minacciato: votare

uno di sinistra per il presidente della Camera o del Senato

massima minaccia se Berlusconi avesse, insomma,

tirato un brutto scherzo

alla Lega e a quanto il Senatur ha deciso che alla Lega spetti.

Ieri c’è stato il seguente, affannato, rapido incontro: Silvio Berlusconi, Aldo Brancher e Valentino Valentini contro Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Roberto Cota. L’incontro è avvenuto non a Palazzo Grazioli – di questi tempi assai più importante di Palazzo Chigi, che impallidisce al confronto – BENSI’ a via Bellerio, headquarter della Lega.

Berlusconi contro tutti. Anche contro l’Unione Europea

Prestito di Stato. Roba seria, roba grossa. La cordata. Ma c’è o non c’è? Farebbe saltare alle stelle il titolo di Alitalia. Ma c’è? Chi mette i soldi? Quanta discrezione.

Le cose si fanno in silenzio. Ma penso che si faranno

Il prestito-ponte si colloca nel limbo di attesa della benedetta cordata. E l’Unione Europea alza le antenne. Nessun problema, comunque: anche all’Ue, che ha preannunciato una richiesta di chiarimento
sul prestito ponte di 300 milioni concesso dal governo all’Alitalia, ci pensa sempre e comunque Silvio Berlusconi.

Roma, c’è posta per te

La vita del recapito, nella cassetta delle lettere, di preziose missive in un qualsiasi, anonimo condominio di Roma, è delicato processo. Il postino si impicca per non perdersi tra le centinaia di buche tutte uguali, tra lettere e nomi, interni e nominativi che non corrispondono. Forse, con la pubblicità elettorale, può dirsi quasi contento. Tanto è democratica. E’ per tutti. Tutta uguale per tutti.
Ieri sono giunti insieme. Lo stesso identico giorno, lo stesso identico momento. Chissà se si sono strategicamente studiati oppure se il tutto ha il semplice senso di una congiuntura tragicomica economica e postale.
Due buste, intestate al proprietario di casa (detto per inciso, passato a miglior vita. Ma ci fosse un solo elenco che lo sa). Una completamente bianca. L’altra, con scritto fuori, accanto al destinatario: Walter Veltroni. Piccolo e discreto, non si nota – e infatti lo si scopre solo dopo averla aperta, non ci cade l’occhio prima, sul nome. L’altra, invece, dall’esterno è anonima.

Gianni Alemanno, una sicurezza

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ANSA – Roma, 20 nov 1981 – Arrestato segretario Fronte della gioventù – Sergio Mariani, 28 anni, segretario del Fronte della Gioventù’ di via Sommacampagna, e’ stato arrestato dai carabinieri per aver aggredito, con una pesante spranga di ferro, uno studente universitario di 23 anni, Dario D’ Andrea. Insieme con lui e’ stato arrestato Giovanni Alemanno, di 23 anni, nato a Bari e residente a Gallipoli, per aver partecipato all’ aggressione. Lo studente e’ stato accompagnato al policlinico dove e’ stato giudicato guaribile in dieci giorni. gli aggressori, un gruppo di cinque sei giovani, hanno affrontato Dario d’ Andrea, ieri alle 19.30 davanti al bar ‘ “la gazzella” nel rione Castro Pretorio dove, in quel momento, si trovavano tre carabinieri. forse preoccupati dalla presenza dei carabinieri i giovani, rinunciando al pestaggio, hanno lanciato da lontano, contro il D’ Andrea, la spranga di ferro e sono fuggiti. mentre un carabiniere ha soccorso il ferito, che era stato raggiunto alla testa, gli altri due hanno inseguito i fuggiaschi e sono riusciti a prendere Mariani e Alemanno. Nel rapporto che i carabinieri hanno trasmesso alla magistratura si afferma che, per le modalità’ dell‘aggressione e soprattutto per le dimensioni della spranga di ferro, il colpo poteva essere mortale: il magistrato potrebbe quindi decidere di incriminare entrambi per il reato di tentativo di omicidio. Dario d’ Andrea ha detto ai carabinieri di non conoscere i suoi aggressori e di non aver mai militato in una organizzazione politica.

L’uovo di Pasqua di Berlusconi (in ritardo, e per la Lega)

picche
Umberto, ieri, in verità, era tutto contento. Aveva fatto il suo annuncio al popolo, aveva parlato chiaramente, fatti i nomi e i dicasteri per quanto riguardava lui e la Lega.
Già. Peccato che ci sia la solita, consueta, annosa questione dei punti di vista.

Non c’è ancora nulla di deciso

Ha risposto Silvio Berlusconi.

E veramente sembra di vedere un copione già visto milioni di volte. Bossi aveva detto cuori, Berlusconi risponde picche (almeno per il momento).

A volte ritornano: Bossi Ministro delle Riforme

Bossi

E’ andata come doveva andare. Io alle Riforme, Maroni all’Interno e Calderoli vicepremier

Ieri, il Nostro era trionfante. Un pomposo e signorile incontro in quel di Arcore (chissà com’è, l’interno della Villa) con il Nostro, l’altro, il Premier in pectore, Silvio Berlusconi.

Non mancavano: Giulio Tremonti e Sandro Bondi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Il parto delle nuvole pesanti ha dato il seguente prodotto (ma il risultato non cambia, no): Bossi alle Riforme, Calderoli Vice Presidente del Consiglio. Luca Zaia, già vicepresidente leghista del Veneto, Politiche agricole.

E’ una squadra di governo che nasce sulla base di un programma, non sulla spartizione di poltrone. Le persone giuste al posto giusto indipendentemente dalla provenienza

Parola di Calderoli. Quasi commoventi.

Roma e la questione sicurezza – Parte II: tragico déjà vu

deja vu
Tempi duri per la Capitale, dunque. Strumentalizzazione sì, strumentalizzazione no. Gianni Alemanno che si precipita alla stazione de La Storta, alla periferia di Roma, direzione Bracciano e Viterbo, rimembra prepotentemente la visita che Gianfranco Fini fece a Tor di Quinto, all’indomani dell’uccisione di Giovanna Reggiani.
A La Storta una ragazza, una studentessa universitaria da poco a Roma, originaria del Lesotho e figlia di un ambasciatore, è stata aggredita, accoltellata all’addome e violentata ripetutamente da un immigrato romeno. La ragazza è stata soccorsa e salvata da una pattuglia in servizio, dopo la segnalazione di due ragazzi.
All’epoca dell’omicidio Reggiani, Fini giunse e di lui ancora si pensava che potesse essere il candidato made in Casa delle Libertà per Roma Capoccia. Le parole di Alemanno, oggi, non si lasciano sfuggire il collegamento.

Purtroppo è in parte la ripetizione del caso Reggiani