Sul Tap interviene Di Maio: detta la verità, costerebbe 20 miliardi

Di_MaioDi Maio dice la sua sulla vicenda Tap, su cui la base del 5stelle sta polemizzando, dopo le promesse di annullamento del progetto in campagna elettorale.

“La cosa migliore è dire la verità ai cittadini” – dice Luigi Di Maio a Marcianise per il primo treno merci ad Alta Velocità.

La base non accetta il via libera dato al Tap, e le tensioni sono alte anche tra i parlamentari. Il via libera al gasdotto Tap ha anche alimentato le tensioni sul decreto fiscale, sul dl sicurezza e il condono edilizio a Ischia.

Le parole del vicepremier

“Quando abbiamo potuto studiare bene tutte le carte del gasdotto Tap e ci siamo concentrati sulla proiezione dei rischi, quando abbiamo capito che avremmo dovuto sborsare oltre 20 miliardi e rinunciare così al reddito di cittadinanza, alle pensioni e a tutto quello che stiamo facendo, e allora è chiaro che abbiamo dovuto dire la verità ai cittadini. E per questo ringrazio il presidente Conte che ci ha messo la faccia”. Questa è stata la spiegazione di Di Maio, a cui ha fatto seguito il premier Conte: “Ci sarebbero da pagare miliardi”.
“Noi non siamo contro l’Alta Velocità , non siamo contro le grandi opere se portano lavoro, siamo invece contro se queste servono solo a spendere soldi”, ha continuato Di Maio, che ha anche aggiunto, sulla Tav: “Nel contratto di governo è prevista la rinegoziazione, questo c’era e di questo discuteremo”.

Immigrazione: Macron apre la crisi politica con l’Italia

ImmigrazioneL’immigrazione è sempre al centro del dibattito europeo, con il muro contro muro tra l’Italia e gli atri membri dell’Unione. Ed è di nuovo l’Acquarius a far discutere i paesi europei, messi di fronte al problema, dal nostro paese.

Adesso il Portogallo annuncia la soluzione per i 58 migranti salvati dalla nave che cercava un porto dove farli sbarcare. L’Italia non è più disposta ad accettare flussi immigratori incontrollati, e così i migranti dovrebbero andare in Portogallo, Spagna, Francia e Germania.

Una soluzione a quattro

Alla fine è stata chiamata la soluzione a quattro. La Francia, dopo un’iniziale rifiuto, si è fatta promotrice dell’iniziativa con una proposta condivisa. Sbarco a Malta e poi viaggio negli altri paesi. I leader francese e maltese gonfiano il petto, criticando il nostro paese. “Malta e Francia ancora una volta si fanno avanti per risolvere l’impasse dei migranti”, fa sapere il premier maltese Joseph Muscat, dimenticando quanto l’Italia sia stata lasciata sola in passato, e quanto, soprattutto Malta, abbia sempre rifiutato di accogliere i migranti.
Anche Macron critica la chiusura dei porti italiani e apre alla crisi: “C’è una crisi politica tra l’Italia e il resto dell’Europa. L’Italia ha scelto di non seguire più le leggi internazionali e in particolare quelle umanitarie del mare, secondo cui quando una nave è in una situazione umanitaria va nel porto più vicino”.
Pronta la risposta del premier Conte: “Se Macron dice che l’Italia ha una crisi politica in atto con l’Ue, io rispondo che lui rappresenta la Francia, l’Europa è composta da 27 Paesi. Se parla per la Francia va benissimo: l’Italia non ha un problema con la Francia”.

Tria contro Di Maio. No a sforare il 3%

Si apre il fronte deficit nella politica italiana. Di Maio e Salvini vorrebbero sforare il 3% del rapporto Deficit/Pil, ma Tria risponde ai viceministri del Governo. Con Gentiloni il rapporto è arrivato allo 0,9%, rapporto ritenuto troppo basso da Tria. Che però nemmeno vuole sforare il 3%, e arrivare al massimo all’1,5%. Questo costerebbe allo Stato circa 10 miliardi di euro. Il ministro del Tesoro si trova adesso in Cina, ma non vuole mollare la linea del 1,5%.

Il Def

Intanto il Giverno è atteso dalla Commissione europea per a presentazione del Documento di economia e finanza (Def). Il Governo ha dichiarato di voler cambiare i parametri insieme all’Europa, e di essere disposto ad arrivare allo scontro.

Ma certamente uno scontro non è auspicabile, e si dovrà arrivare ad un compromesso. Il Governo ha un punto debole. Lo spread infatti è la spada di Damocle sulla testa dell’Italia. Ogni volta che il governo apre un fronte di scontro, i mercati temono una crisi e alzano la tensione sui titoli italiani.

I rendimenti sono già stabili sopra al 3% e lo spread è sui 285 punti base.

Il nuovo appuntamento per il governo è quello di stasera, con l’agenzia di rating Fitch che farà un update del giudizio sul nostro paese.

Crollo Ponte Morandi: Governo va avanti con la revoca della concessione

ponte morandi

La proposta fatta da Autostrade non ha cambiato di una virgola la volontà del Governo. Nemmeno la conferenza stampa in cui ha comunicato l’intenzione di provvedere alla ricostruzione di un nuovo ponte in soli 8 mesi e di destinare un fondo alle famiglie delle persone che hanno perso la vita nel tragico crollo del ponte Morandi.

TAV: è ancora confusione. Scendono in campo Tajani e Chiamparini

Foto: Ap/LaPresse

La Tav fa ancora discutere, all’interno del governo, ma non solo. L’Unione Europea scende in campo con il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani, che va nei cantieri della discussa opera per dare sostegno al progetto.

D’altra parte la UE ha messo il 40% dei finanziamenti. Assieme a Tajani anche Alberto Cirio, deputato a Bruxelles per Forza Italia, stesso partito di Tajani.

Le posizioni

Alla galleria di Chiomonte e a quella di Saint Martin la Porte si presenta anche il presidente della Regione Piemonte. Non è un segreto che anche Sergio Chiamparino si batte per la Tav. contro invece, sempre il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli.

Scontro tra referendum, proposto da Chiamparino, e contro analisi, del ministro. E così anche il presidente della Regione vuole la sua analisti, per rivalutare i costi e benefici. Chiamparino apertamente dice che “quella del governo sarà di parte”. Il rapporto Chiamparino sarà pronto per gli Stati generale delle infrastrutture della Regione che si terrà il 28 settembre.
Con Chiamparino e Tajani ci sono naturalmente la UE e la Francia. In Italia sono gli ex alleati del patto del Nazareno a sostenere il progetto. Forza Italia e Pd spingono per completare l’opera e si preparano a dare battaglia. Alleati i sindacati, che vedono nella Tav l’occasione per creare lavoro.

Sulla TAV la Francia mette l’altolà. Per Di Maio referendum possibile

Foto: Ap/LaPresse

Il momento di schiarite sulla TAV è cominciato, con un botta è risposta tra Ministero delle Infrastrutture, Francia, e Regione Piemonte. Per la Francia, la TAV si deve fare, per i 5 stelle no, mentre per Chiamparino serve un referendum.

Il tavolo

Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino dice che sere un referendum e il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, apre a questa possibilità, a La7.
“Gli stanziamenti sono una cosa ma il tema è che il cantiere non va avanti, non autorizzerò mai un’opera che si faccia con poliziotti in assetto antisommossa e fili spinati”. Questa la presa di posizione di Di Maio, che ribadisce come i 5Stelle non siano dei noTav a priori. Il problema, secondo il ministro, è che l’opera è tecnicamente obsoleta.

“Il punto è la Torino – Lione che dovrebbe portare le merci da Torino a Lione. Questo tunnel è stato progettato 30 anni fa, oggi ci sono nuove tecnologie, c’è la stampa in 3D”.

Ma dalla Francia dicono che ormai “Abbiamo ormai superato il punto di non ritorno”. A parlare è l’ingegner Yves Sarrand, direttore generale del dipartimento della Savoia. Si tratta di uno degli uomini Tav più importanti, al di là delle Alpi.

“La discussione se realizzare l’opera appartiene da tempo al passato. La Torino-Lione non è un progetto, è un cantiere che sta procedendo. Stiamo lavorando e le frese scavano”.

“La discussione in Francia riguarda solo il tracciato da Lione all’imbocco della galleria e i tempi di realizzazione. Nessuno si sogna di discutere il tunnel di base che si sta scavando”.
La Francia dunque, forse adeguerà la linea attuale solo nel futuro, quando il traffico commerciale sarà aumentato.

Accordo UE sui migranti: già tutto da rifare?

Migranti LampedusaA pochissime ore dall’intesa sui migrati, Macron si rimangia tutto e rimette in discussione l’accordo, già molto precario. Sembra dunque che Salvini sia stato buon profeta, quando, appena annunciata l’intesa, aveva espresso perplessità. “Non mi fido”, in sostanza le parole del leader del Carroccio.

E Macron ha subito rimesso in discussione una parte fondamentale dell’intesa. L’Italia voleva la condivisione delle responsabilità, ma il presidente francese, al secondo giorno, ha gelato Conte: “L’accordo sui migranti raggiunto nella notte tra i Paesi Ue coniuga responsabilità e solidarietà”. Ma la responsabilità è “dei Paesi di primo arrivo.

I sì e i no di Macron

La Francia accetta la mutualizzazione dell’organizzazione e i finanziamenti europei, ma ribadisce la volontarietà dei centri di accoglienza nella Ue che devono essere organizzati nei paesi di primo ingresso. E ancora: “la Francia non sia un paese di primo arrivo”.

Una presa di posizione contraria a quanto voleva l’Italia, il paese maggiormente esposto, se non l’unico, come paese di primo arrivo.

Il premier Conte pensava di aver raggiunto l’obbiettivo, e invece si ritrova con un nulla di fatto sul punto più importante per il nostro paese. In un tentativo di distensione, il premier ha dichiarato: “Macron? Era stanco. Lo smentisco”.

Secondo Conte infatti, nell’accordo raggiunto “non si fa riferimento a un Paese di primo transito o di secondo transito”. La Francia dovrà dunque fare la sua parte.

I tempi per il nuovo governo si allungano

giuseppe_conteNon sapremo nulla, almeno ufficialmente, sul nuovo governo, fino a domenica. Sembrano questi i tempi necessari al premier incaricato Giuseppe Conte, per arrivare alla lista dei ministri. Ci sono diversi nomi in ballo, ma anche veti incrociati, da più parti.

Intanto oggi, il neo premier ha incontrato Salvini e Di Maio, per un’ora e mezza, assieme a Visco di Banca d’Italia.

Anche se Conte non ha escluso di tornare da Mattarella oggi stesso, ci sono ancora dei dubbi su alcuni nomi. Intanto il premier uscente Gentiloni ha lasciato oggi il suo ufficio.

I nomi in ballo

I nodi da sciogliere sono ancora quelli dei dicasteri più importanti, a partire da quello dell’economia. Il ministro indicato dalla Lega, Paolo Savona, è ancora al centro degli incontri. Sembra che ci siano, come avrebbe detto lo stesso Savona, qualche veto su di lui. A conferma di questi veti, l’allungamento dei tempi. Il problema sarebbe il suo euro-scetticismo, nonostante un curriculum di primo piano.

Definitivamente bruciata sembra la candidatura di Laura Castelli alle infrastrutture, dopo le rivelazioni di Repubblica sulla gola profonda per gli autori del libro Supernova che spara a zero sul Movimento.

Sarebbe stata proprio la Castelli a inviare mail al veleno contro Di Maio e Di Battista. La piemontese era già malvista da Confindustria e Lega per le sue idee No-Tav.

Poi ci sono sono gli Esteri, con Massolo che probabilmente non sarà nominato, e la Difesa, ancora da definire.

Lo storico incontro tra le due Coree e la denuclearizzazione. Piantato il pino della pace

coreaAlla fine le due Coree si sono incontrate al confine, in uno storico meeting sulla linea di confine tra Kim Jong-un e Monn Jae-in.

I due leader si sono stretti la mano sulla linea, e poi hanno entrambi attraversato simbolicamente il confine da entrambi i lati, per poi piantare insieme un albero di pino.

Gli annunci coreani

In occasione dell’incontro, il leader Kim Jong-un ha anche annunciato la chiusura del sito dei test nucleari di Punggye-ri, da fare in una cerimonia pubblica. Un gesto simbolico, più che altro, visto che il sito sarebbe ufficialmente inattivo, e i test sarebbero comunque conclusi.
Ma secondo la Corea del Sud, due ulteriori tunnel sarebbero ancora in funzione, e in buone condizioni.
Soddisfazione è stata espressa dai leader di tutto il mondo, e parole di buon aspicio sono state espresse anche da Papa Francesco.
Ora si attende il prossimo, storico, incontro, tra Kim Jong-un e il presidente Usa Donald Trump. La Corea del Nord ha gocato una partita strategicamente perfetta, prima con i test nucleari, e ora con lo smantellamento del sito. Una partita che ha portato gli USA ad essere meno aggressivi, per poter così poi incontrare, in un evento storico, gli americani.

Torna la tensione in Palestina: Gaza brucia. 12 i morti

palestinaSale alta la tensione in Palestina, con la guerra urbana che infuria a Gaza tra i Palestinesi e l’esercito israeliano. Ma il bilancio di 12 morti, tutti Palestinesi, è purtroppo solo provvisorio.

Gli scontri sono iniziati con la Marcia del ritorno, indetta da Hamas in occasione dell’anniversario dell’esproprio delle terre arabe nel 1948, quando nacque Israele.

Gli scontri

Purtroppo l’esercito israeliano ha sparato più volte, anche con l’artiglieria, contro i 17 mila Palestinesi, che hanno risposto con sassi e bottiglie molotov. Già in mattinata era rimasto ucciso un agricoltore palestinese che aveva violato la zona di sicurezza. Per l’esercito si trattava di una persona sospetta. Per i Palestinesi solo un contadino che doveva lavorare. Per l’esercito, l’agricoltore, insieme ad un altro Palestinese, si comportava in maniera strana. Ma la risposta dell’esercito è stata esagerata. Sembra che il contadino sia stato ucciso a colpi di artiglieria partiti dai carri armati con la stella di David.
La Comunità internazionale è stata richiamata dalle autorità palestinesi che chiedono “un intervento internazionale immediato e urgente per fermare lo spargimento del sangue del nostro popolo palestinese da parte delle forze di occupazione israeliane”.
Le manifestazioni si stanno svolgendo in molti punti del confine, e purtroppo sembra che non ci sarà una tregua, almeno per il momento. Anzi, senza un intervento pacificatore, è probabile che l’escalation sia assicurata.

I Palestinesi hanno infatti indetto le manifestazioni di protesta, fino al 15 maggio, anniversario della nascita d’Israele.

Si delinea la lista Ministri del M5S

elezioni politicheUn altro nome si aggiunge alla lista dei Ministri inviata dal M5S al Quirinale, dal candidato premier Di Maio. Si tratta di Domenico Fioravanti, al Ministero dello Sport, che si aggiunge agli altri nomi già rivelati da Floris. Fioravanti è due volte oro olimpico nel nuoto a Sydney 2000. d annunciarlo Alessandro Di Battista a margine di “Sport e legalità” a Pescara, un evento organizzato dal Movimento a cui hanno partecipato anche Zeman e altri candidati ministri.

Le dichiarazioni

Un emozionato Fioravanti ha parlato dei valori e delle regole dello sport, troppo spesso travalicate in nome del profitto. “Semmai sarò ministro non sarò solo presente al taglio dei nastri, ma lo sarò in prima persona nelle palestre, nelle piscine e negli impianti sportivi per mostrare che non siamo solo figurine” – le prime dichiarazioni del nuotatore.

Zdenek Zeman

Anche Zdenek Zeman era presente e ha rilasciato delle dichiarazioni, schierandosi con il Movimento. La sua scelta è dovuta, secondo il Boemo, al fatto che il Movimento è “l’unica forza politica che presenta un programma sullo sport”.
Sono 18 i nomi nella mail inviata al Quirinale. Tra questi, quelli rivelati sono il generale Sergio Costa per l’Ambiente, l’economista Lorenzo Fioramonti allo Sviluppo econimico, Pasquale Tridico al Lavoro e Welfare, Giuseppe Conte alla Pubblica amministrazione e Alessandra Pace all’Agricoltura.

M5S: l’ammiraglio si ritira

m5sIeri la grande giornata dei candidati ai collegi uninominali del 5stelle è stata rovinata dal ritiro dell’ammiraglio Vieri, perché la sua candidatura era in violazione con il regolamento del Movimento. Il problema era la sua vecchia elezione consigliere comunale nel comune di Ortona per il PD. Una gaffe che ha giustificato con la mancata conoscenza del regolamento che vieta l’elezione di persone che abbiano già avuto incarichi in altri partiti. In corsa per il collegio Roma 10 va così Carla Ruocco, già deputata. Altra curiosità, è la candidatura di Nicola Cecchi, che ha militato nelle file del PD, ma mai eletto, quindi in regola. Sfiderà però Renzi a Firenze, per il Senato. I candidati “esterni” del M5S sono una novità per portare figure di spicco nel Movimento. Al collegio Senato di Giuliano è stata candidata Maria Castellone, ex ricercatrice del Cnr, mentre Zoccano, presidente del Forum italiano Disabilità, corre in Friuli contro la Serracchiani. La sociologa della Rete italiana Ecovillaggi Cinzia Boniatti corre a Rovereto, ma è sicuramente il giornalista di La7 Pierluigi Paragone il personaggio di spicco tra gli esterni. La sua sfida è contro il padre della Lega Umberto Bossi. Tra i candidati anche l’economista no Pil Fioramonti.

Nuove tensioni tra Corea e Stati Uniti

missile-coreaSi acuisce di nuovo la tensione nell’est asiatico, dopo le presunte dichiarazioni di Pyongyang sulla Tv di stato. La Corea avrebbe ultimato il suo ultimo test e il suo missile intercontinentale, Hwasong-15, sarebbe pronto. Con questo missile, la Corea potrebbe colpire tutte le città degli Stati Uniti, e quindi affrontare la minaccia di Washington. Il test si sarebbe svolto martedì, e il missile avrebbe volato fino a 4000 metri di altezza, il massimo raggiunto da un razzo di Pyongyang. Dopo 50 minuti di volo, il razzo sarebbe caduto a nord del Giappone, secondo il ministero degli esteri nipponico. I militari americani lanciano l’allarme. Secondo gli esperti militari, il missile sarebbe capace di raggiungere almeno la costa californiana. In questi casi però, si deve sempre fare attenzione e valutare con molta precauzione la propaganda da entrambe le parti. Se Pyongyang ha bisogno di mostrare i muscoli per ottenere condizioni più favorevoli, l’amministrazione americana ha bisogno di un nemico per portare l’attenzione dalla politica interna a quella esterna. Oggi, che la riforma fiscale di Trump sembra andare sulla direzione giusta, l’annuncio della Tv di stato coreana ha fatto meno sensazione in America. Non a caso, per il momento il presidente Trump ha fatto solo un laconico annuncio. Un pacato “ce ne occuperemo”, rispetto ai toni più bellicosi del passato. Nemmeno i mercati finanziari si sono preoccupati più di tanto, e Wall Street continua a segnare records su records.

Grasso lascia il PD: le reazioni

Pietro GrassoIl presidente del Senato Pietro Grasso ha lasciato il Partito Democratico dopo il voto di fiducia sulla nuova legge elettorale, e ne spiega i motivi in un’intervista a La Repubblica. Per Grasso, quel voto di fiducia chiesto per la legge elettorale è una violenza, e sul PD dice: “non riconosco più né il merito né il metodo”. La violenza è nella mancanza di dibattito al Senato, imposta dal voto di fiducia, anche se Grasso ha atteso l’approvazione della legge prima di lasciare il partito. Scelta molto sofferta, ricorda Grasso, ma senza polemiche. Polemiche che nemmeno Matteo Renzi vuole alimentare, manifestando il suo rispetto per la decisione del presidente del Senato.

Imbarazzato invece si dice Ettore Rosato, il firmatario della famosa Roatellum, perché la scelta della fiducia era la sola possibile, rimarcando come il voto di fiducia sia stato solo uno strumento. Per la presidente della Camera, Boldrini, la scelta di Grasso va rispettata, ed è stata presa con ponderazione. D’Alema non vuole tirare per la giacchetta Grasso, ma ricorda la possibilità di entrare in Mdp. Per Michele Emiliano invece, la scelta di Grasso è un dolore perché l’ex magistrato è un professionista di grandissima esperienza e rilievo, la cui perdita in seno al partito è grave, per il futuro.