Pd, lettera a Repubblica

davidsassoli29

Rita Borsellino, Gianrico Carofiglio, Sergio Cofferati, David Sassoli, Debora Serracchiani e Luigi Zanda hanno scritto una lettera a Repubblica. Fanno un appello a tutti, chiedendo uno scatto d’orgoglio di tutti gli italiani. Per che cosa? Per reagire di fronte ai gravi comportamenti e alle menzogne di Silvio Berlusconi.

E invitano il Pd, il loro partito a “rilanciare nel paese una profonda riflessione sui danni che sta provocando il presidente del Consiglio“.

Certo, dovrebbero invitare il Pd a rilanciare una riflessione prima su molte altre cose.

3 commenti su “Pd, lettera a Repubblica”

  1. ….uno scatto d’orgoglio di tutti gli italiani. Per che cosa?
    APPUNTO: PER CHE COSA?
    Per reagire di fronte ai gravi comportamenti e alle menzogne di Silvio Berlusconi.
    MA ANDATE A LAVORARE! Di quel che fa il Berlusca sotto le lenzuola non ci interessa! Il compito dell’opposizione è di fare OPPOSIZIONE POLITICA, non gossip!

    E invitano il Pd, il loro partito a “rilanciare nel paese una profonda riflessione sui danni che sta provocando il presidente del Consiglio

    Ma che pensino in che situazione sono ridotti loro, con un comico che sarebbe gradito dalla loro base come nuovo segretario!

  2. Illusione, dolce chimera
    Scritto da Fabio Raja

    …Non so cosa si erano messi in testa quelli di Repubblica.
    Forse pensavano di provocare un effetto domino che, partendo dai tentativi ricattatori di una zoccola prezzolata amica degli amici, potesse determinare la caduta del Governo, attraverso il coinvolgimento di Procure compiacenti, la complicità del Presidente della Repubblica, qualche alleato infido e geloso, i giornali esteri e la rivolta della coscienza degli Italiani. Non è accaduto niente di tutto ciò.
    Le Procure non si sono mosse perché, per fortuna, avere un rapporto sessuale non è, ancora, reato. Il Presidente Napolitano è persona intelligente e non vuol ricalcare le tristi gesta di un malinconico Scalfaro, il gentiluomo che schiaffeggiò una Signora per una scollatura che riteneva sconcia.
    Gli alleati infidi e gelosi ci sono, ma sono Fini politici, non vogliono rischiare e preferiscono aspettare con pazienza.
    I giornali esteri hanno seguito la vicenda, ma poi si sono stancati.
    Agli Italiani, il Cavaliere ha strizzato l’occhio e dicendo “lo sapete, non sono un santo” ne ha conquistato in un sol colpo la complicità.
    A Repubblica restano gli sproloqui di Scalfari, i vaneggiamenti di D’Avanzo e le ridicole proposte per “ridare decoro” alle Istituzioni.
    Masturbazioni mentali per le quali non è neppure necessaria una squillo.
    E’ sufficiente una mano, che impugna la penna.

  3. Tra sesso e nastri crolla l’altarino democratico di Repubblica-L’Espresso Italia
    Il blog del direttore (L’Occidentale)

    Con la pubblicazione (in audio e in trascrizione) di quello che l’Espresso chiama il “terzo blocco” delle registrazioni di Patrizia D’Addario va in frantumi la disgustosa pantomima che il gruppo De Benedetti ha inscenato in questi ultimi mesi. Crolla sotto il peso di una privatissima conversazione tra un uomo e una donna tutta la puzzolente retorica sulla libera stampa, sul diritto di cronaca, sulla “valenza pubblica dei comportamenti privati dei politici”, sul “dovere di rispondere”, su “gli italiani hanno il diritto di sapere”. Erano tutte cazzate. Dopo la pubblicazione degli ultimi nastri si capisce che si trattava solo di una sporca operazione politico-editoriale tesa all’assassinio dell’immagine del Premier (character assassination) e alla sua possibile eliminazione politica.

    Nell’ultima puntata delle registrazioni realizzate una privata ricattatrice mentre incastra la sua incauta vittima (e pubblicate in assoluto e patente disprezzo del segreto istruttorio), non c’ è alcunché di rilevante, neppure per le tesi sostenute da l’Espresso-Repubblica. Non c’è alcun nuovo elemento rispetto a possibili compensi in denaro o favori futuri; non c’è niente che possa far trasparire la consapevolezza di Berlusconi (sempre che si tratti davvero di lui) di avere a che fare con una escort; non c’è niente che attenga alla verità o alla menzogna, alla colpa o all’innocenza: niente che dimostri niente. Se non la perfida e ormai un po’ folle frenesia di trascinare il presidente del Consiglio nel gorgo dello scandalo e l’Italia in uno stagno di veleni.

    Il sito web dell’Espresso oggi ha il coraggio di presentare così la nuova dose registrazioni che sta accuratamente centellinando: “Ecco il terzo blocco delle registrazioni realizzate da Patrizia D’Addario. E la ricostruzione di tutte le menzogne raccontate dal premier. Un castello Patrizia e Silvio: che sta crollando sotto il peso di questi nastri”.

    Ed eccolo il “terzo blocco”, pari pari come lo pubblica l’Espresso:

    “consigli” di Silvio

    PD: Un giovane sarebbe già arrivato in un secondo. Sai, cioè, sarebbe arrivato…I giovani hanno un sacco di pressioni…
    SB: Però se posso permettermi (…) il guaio secondo me è di famiglia
    PD: Quale?
    SB: Avere l’orgasmo
    PD: Sai da quanto tempo non faccio sesso da come ho fatto con te stanotte? Da molti mesi, da quando ho lasciato il mio uomo…E’ normale?
    SB: Mi posso permettere? Tu devi fare sesso da sola…Devi toccarti con una certa frequenza

    Questo è quanto (tra l’altro, vi sembra possibile un dialogo del genere tra un cliente e una prostituta?) C’è esercizio del diritto di cronaca nel pubblicare questa trascrizione? C’è un servizio di verità reso ai cittadini nel disvelare questo colloquio del Premier? C’è una rilevanza pubblica in quelle parole tale da rendere legittima la violazione di numerosi articoli di legge e di regole della decenza per pubblicarle? Che cosa crolla sotto il peso di questi nastri, se non la base per la convivenza civile, la praticabilità di ogni spazio di dialogo e di fiducia nell’agire politico e la reputazione dell’Espresso e del suo editore (di cui ci importa molto meno) ?

    Chi conosce un po’ l’Occidentale e questo blog sa che non siamo inclini alla drammatizzazione, alle parole grosse, che non di piace il tono roboante dell’invettiva ma quello leggero dell’ironia. Oggi però ci pare di poter dire che chiunque – amico o nemico di Berlusconi, alleato o avversario, odiatore o fan sfegatato – dovrebbe riconoscere nelle pagine dell’Espresso-Repubblica i germi della barbarie. Belrusconi, come tutti, passerà. Il veleno immesso nell’organismo del paese resta.

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