Pd, Grillo si candida alle primarie. Ma può?

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Beppe Grillo dà l’annuncio sul suo blog:

Il 25 ottobre ci saranno le primarie del PDmenoelle. Voterà ogni potenziale elettore. Chi otterrà più voti potrà diventare il successore di gente del calibro di Franceschini, Fassino e Veltroni. Io mi candiderò. Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c’è il Vuoto. Un Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini

Un vuoto che l’ormai ex comico andrebbe a colmare? Ma è immediata la considerazione sull’impossibilità della mossa annunciata (e certo Grillo lo sapeva). Non può candidarsi, come anche Repubblica si affratte a dimostrare. Riassume bene uno degli ultimi commenti sul blog di Grillo. Eccolo:

Ci avrei scommesso. Grillo non può candidarsi, a detta dei Pdmenoellini, perchè non ha la tessera del partito. Beppe, ma se volevi veramente candidarti, oltre alle 2.000 firme non potevi iscriverti e poi fare la dichiarazione ? Vuoi vedere che hai fatto tutto sto bailamme solo per dimostrare che le primarie in Italia sono delle cagate pazzesche (come diceva Fantozzi)? In ogni caso grande mossa !

Grande mossa? Per sopperire, comunque, Beppe è corso ad iscriversi al Pd. In Sardegna.

Mah. Che ne pensate di questa mossa, assolutamente mediatica? Beppe Grillo, a livello dimostrativo e per ampliare la portata del “no” che già sapeva di ricevere in risposta, annuncia anche il suo programma: sarà quello dei Comuni a Cinque Stelle a livello nazionale, la Carta di Firenze, accompagnata da quella che definisce la restituzione della dignità alla Repubblica con l’applicazione delle leggi popolari di Parlamento Pulito e un’informazione libera con il ritiro delle concessioni televisive di Stato ad ogni soggetto politico, a partire da Silvio Berlusconi.

La critica nei confronti del Pd è feroce – persino comprensibile. Grillo gongola perché le tematiche che propone per “risollevare” i Democratici (ma siamo sicuri che fosse quello il suo fine?) sono “troppo duri” per i democratici stessi, per le delicate orecchie di un Rutelli e di un Chiamparino. Ed è vero, ci sono milioni di elettori del PDmenoelle che vorrebbero avere un PDcinquestelle. Con questo apparato affaristico e venduto non hanno alcuna speranza. Il PDmenoelle è l’assicurazione sulla vita di Berlusconi, è arrivato il momento di non rinnovare più la polizza. Arrivederci al 25 ottobre!

Ma ci sono anche milioni di elettori a cui stò Beppe Grillo in fondo “puzza”. La Rete esulta, ma in fondo sembra solo un’elaborazione in chiave intellettualoide dei pericoli di sempre di questa povera Italia. 

2 commenti su “Pd, Grillo si candida alle primarie. Ma può?”

  1. E loro si chiedono perché sempre meno Italiani li votano
    Scritto da Marco Cavallotti

    L’interrogativo ricorre: perché questi coglioni di Italiani non li votano? Perché loro, il meglio del pensiero e della moralità italiana, non sono stati compresi da quei fessi dei nostri connazionali? Perché una valanga di voti, sempre di più, si riversa sul nano pelato, tanto che ormai i più acuti fra loro possono seriamente parlare di Berlusconismo, che fa pure rima con Fascismo? Perché nessuno li capisce e li apprezza come credono di meritare? Eppure le considerazioni dei loro giornali sono lì, da leggere per tutti, e quando non vengono lette su Repubblica, sul Corriere, su La Stampa o sull’Unità vengono riportate dalla Tv italiana e dall’estero. Ma la verità continua a non trionfare, e invece di iniziare a scomparire, come crede di vedere il povero Franceschini, i più svegli fra loro ammettono sottovoce proprio il contrario. Perché il fato è tanto crudele con loro?
    Vediamo di elencare i cardini su cui si basa l’opposizione, intorno agli spalti del Pd ed alle formazioni di ventura legate a Di Pietro.
    1 «Berlusconi è stato votato da chi ha un disagio». Così oggi un imbecille rimpannucciato da intellettuale organico su Rai 2. Il giornalista lascia dire, compiaciuto e adorante. Tutti sanno che cosa è successo quando un commento analogo è stato espresso intorno al Papa ed ai suoi fedeli, e non intorno al Premier ed ai suoi elettori.
    2 Abbiamo avuto presidenti e primi ministri cocainomani, mica tanto corretti, sessualmente iperattivi, e non sempre nella direzione “normale”. Per lo più la cosa, quando non rivestiva troppo evidentemente una rilevanza penale, fu ignorata. Solo quando volarono parole più pesanti, e si parlò senza troppi complimenti di “ladri”, qualcuno si degnò di rispondere, prendendo per il sedere gli Italiani, con il celebre “non ci sto”. Questo qualcuno non era dei nostri, come poi si vide. Ma ora ci troviamo con un presidente che inventa la “firma con formula dubitativa”. Una novità che difficilmente si troverà nelle pagine della nostra Costituzione, e che potrebbe indurre i soliti maligni a constatare quanto sia dura a morire una antica tradizione di fedeltà al partito sopra di ogni altra cosa.
    3 Il Pci-Pds-Pd ha sempre vantato superiorità e serietà nel distinguere fra pubblico e privato: era il tratto che lo contraddistingueva, ad esempio, dai cattolici, che predicavano bene e razzolavano male, ma poi dovevano chiedere l’assoluzione dalla Chiesa, che questa distinzione moderna non può comprendere. Ora le pagine dei suoi quotidiani sono piene solo di gossip su sottane, puttane e capezzoli, che per giunta non importa se siano vere o inventate: ciò che conta è l’annuncio diffamatorio. La verità che uscirà fra dieci anni sarà comunque stantia. E anche qui mi pare di sentire il vecchio odore dei metodi della Lubjanka.
    4 Poco si può dire della proposta politica: visto che in fondo stiamo meno male di tanti altri paesi europei, la linea di opposizione consiste nel dire che bisogna fare “più intensamente” le cose che fa la Maggioranza. Per il resto nebbia e disaccordo su tutto.
    5 Sull’idea sciagurata di appoggiarsi a Di Pietro si è già sprecato abbastanza inchiostro: resta da chiedersi solo perché un elettore dovrebbe scegliere la copia quando ha a disposizione l’originale, tanto più effervescente e ruspante. Ma in fondo un partito che va in confusione perché un comico vorrebbe iscriversi e teme di non essere in grado di contenerne il successo è un partito convinto – questo sì – che il suo elettorato sia un popolo di imbecilli, pronto a lasciarsi convincere da un guitto. Vecchio vizio.
    Insomma, un problema c’è, eccome: come può rimanere in Italia un 20% di elettori che continuano ad essere fedeli al Pci-Pds-Pd?

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