Foibe, il Giorno del Ricordo e l’appello di Napolitano


Foibe


Il Giorno del Ricordo si celebra oggi, 10 febbraio. Il Presidente della Repubblica interviene: Se le ragioni dell’unità non prevarranno su quelle della discordia, se il dialogo non prevarrà sul pregiudizio, niente di quello che abbiamo faticosamente costruito può essere considerato per sempre acquisito. Un monito denso e accorato, un punto di partenza che deve venire dalla celebrazione del Giorno del Ricordo dedicato alla memoria delle vittime delle foibe.


Le calebrazioni si sono tenute nel Salone dei Corazzieri al Palazzo del Quirinale. Un appuntamento ufficiale, al quale sono intervenuti il vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli e il Ministro della Difesa, Arturo Parisi.


Il Presidente della Repubblica ha sottolineato quanto all’appuntamento corrisponda un solenne anche se tardivo riconoscimento.

E non ha dimenticato di ricordare amaramente qualche reazione inconsulta che vi è stata fuori dell’Italia, relativa all’anno scorso. Nel 2007, infatti, in occasione del suo primo intervento sulle foibe, Giorgio Napolitano definì le stragi una pulizia etnica.


A un anno di distanza, il Capo dello Stato ripete che quelle reazioni e quelle polemiche non hanno scalfito la mia convinzione che fosse giusto esprimermi, a nome della Repubblica, proprio con quelle parole e con quell’impegno, che sono contento di sentir oggi ribadire dal ministro Rutelli. Il futuro, probabile, ricandidato a Sindaco dell’Urbe ha infatti tenuto un intervento in apertura della cerimonia.


La Croazia, all’epoca dei fatti, se la prese e neanche poco per le parole di Napolitano. Tanto che fu necessario addirittura l’intervento dell’Unione Europea, in difesa della posizione storica italiana. Il presidente croato, Stipe Mesic, controvoglia fu obbligato a ritrattare. Un capitolo evidentemente non chiuso, e che Napolitano e Rutelli non hanno mancato di richiamare.


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