Governo, troppo spazio nei Tg per l’Agcom



Vi ricordate della Par condicio? Eh, sì, avete ben ragione. Che d’è sta par condicio. E’ passata di moda, non è più momento, insomma, per caso siam di nuovo in campagna elettorale???


Moda o non moda, il fine teorico della Legge 28 del 22 febbraio 2000 è quello, come si diceva, di ribadire ed estendere il principio di pari opportunità: tutti i soggetti politici devono avere le stesse possibilità di accedere e comunicare le proprie posizioni, i programmi e i contenuti. Questo, indipendentemente dal loro peso elettorale, perché l’idea di base è quella di garantire all’elettore le informazioni rilevanti per compiere una scelta consapevole.


Ed eccoci arrivare ai nostri giorni, alle beghe quotidiane: il governo domina la scena nell’informazione dei nostri telegiornali. Sai che novità, direte voi.

Scrive Aldo Fontanarosa (professoreeeee!!!!) su Repubblica:

Il predominio è più evidente nei notiziari Mediaset (incluso il Tg5 di Mimun). Ma anche il Tg2 non scherza. L’Autorità per le Comunicazioni chiede ora alle reti pubbliche e private di riequilibrare


A che serve l’Authority per le Comunicazioni – al secolo Agcom? L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è un’autorità indipendente, istituita dalla legge 249 del 31 luglio 1997. Indipendenza e autonomia sono elementi costitutivi che ne caratterizzano l’attività e le deliberazioni.



Ciò detto, l’Autorità, nell’ambito di quella che è la sua ragion d’essere, scatta una fotografia da aprile a settembre di quest’anno. Quindi, proprio della durata, ad oggi, della vita di questo rigoglioso Governo.


E, guardate un po’, si parla di squilibrio (che parola inquietante): nelle trasmissioni di approfondimento, ma soprattutto nel nostro pane quotidiano – i telegiornali. L’esecutivo parla più delle opposizioni (è vero che qui ci sarebbe da obbiettare quale opposizione?). La disparità, poi, si percepisce all’interno della maggioranza stessa, dove alcune compagini compaiono assai più di ogni altra.


Ecco allora che l’Agcom bacchetta – era ora – e richiama (ma si tratterà del solito richiamo senza follow up nella realtà?) a un effettivo pluralismo. Con una specifica. E’ vero che non siamo in campagna elettorale, dice l’Autorità.

Ma la legge vuole che le redazioni rispettino i principi di “correttezza e parità di trattamento” in qualsiasi momento dell’anno, ogni giorno, ad ogni edizione di Tg


Alcuni numeri presi dall’articolo di Fontanarosa:

A maggio, Studio Aperto dedica il 42,27% dello spazio al governo e un altro 18,22% al presidente del Consiglio. Al Tg5, il 28% è per Palazzo Chigi e un altro 15 per il premier. Il mese successivo – a giugno – Palazzo Chigi e premier superano quota 50%, sempre al Tg5.

Ancora a giugno 2008, il Tg2 assegna quasi il 32% all’esecutivo Berlusconi e un altro 14% a Berlusconi in persona. A luglio del 2008, il Tg4 non è poi così squilibrato con il governo, che ottiene uno spazio pari al 27%. Ma se poi sommiamo il 28,9 del Cavaliere, ecco superata la metà della torta disponibile


Dopotutto però. Perché affannarsi. Quella è una legge che non avrà lunga vita.


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