Lodo Alfano e processo Mediaset, ovvero: come impiccia questo art.3 della Costituzione



Toh. E’ successo. Il Fato, a volte… Presto? Tardi? Chi può dirlo. E’ successo. Doveva succedere prima o poi… Oppure no?

E tu? Dove vai a ballare?

Ma anche, sempre citando Caparezza:

Costretti a subire ricatti di uomini grandi, ma come coriandoli

Questo per dire cosa? Che, toh, si è fermato il processo Mediaset.


Perché? C’è un processo Mediaset? Che è stà novità? Eh. Parrebbe di sì. Ma sfido chiunque a girare per le vie delle città italiane e chiedere alla gente: Se le dico processo Mediaset, cosa mi risponde?

Imbarazzato silenzio. Colpevole ma vittima.


C’è – c’era – una volta un processo che vede, tra gli altri imputati, Silvio Berlusconi per presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi da parte di Mediaset.

Ciò detto. Ieri il Pubblico Ministero Fabio De Pasquale del tribunale di Milano che ti fa? Solleva un’eccezione di costituzionalità del Lodo Alfano.



Al giudice viene il dubbio, insomma, che quella cosetta tanto simpatica che, nell’elefantiaca lentezza della legiferazione italiana, è riuscito a diventare legge in soli 25 giorni primi, non sia del tutto in armonia con la Costituzione, legge primaria dello Stato Italiano. Proprio quella legge che stabilisce l’immunità del premier. Per correttezza: delle 4 più alte cariche dello Stato. Schifani, Napolitano, Fini compresi, nè.


Gira che ti rigira, il giudice ha deciso lo stop del dibattimento che vede imputato, fra gli altri, proprio uno dei magnifici 4, il Silvio. E, in effetti, all’inizio ai giudici era stato domandato di dichiarare la sospensione del processo solo per l’imputato in questione, quello “impunibile”, e di procedere per gli altri 11 imputati.


I giudici della prima sezione penale si sono riuniti in camera di consiglio: che fare? Che non fare? Inviare alla Consulta gli atti del processo in relazione alla costituzionalità del Lodo Alfano? Non inviarli? Risultato: ci pare brutto, e allora sapete che si fa? Si blocca l’intero procedimento.


Ghedini, il fedelissimo avvocato dell’impunibile, non è esattamente contento e parla di decisione sbagliata.


In questo marasma di brutte figure a catena (per utilizzare un eufemismo) il pm De Pasquale è fuori dal coro. Ha una teoria: il Lodo Alfano violerebbe l’art.3 della Costituzione. Di necessità virtù – e gusto – ecco il testo integrale dell’articolo. Che fa parte dei Principi Fondamentali, sia chiaro:


Art. 3


Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese


Ciò utilmente rimembrato, torniamo a quel matto del pm evidentemente fissato con la Costituzione. De Pasquale sostiene che il Lodo Alfano è incostituzionale perché sospende i processi alle più alte cariche dello Stato per tutti i reati e automaticamente, senza considerare la fase in cui si trovano i procedimenti.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali


Il pm non manca di fare riferimento anche al trattamento diverso tra il presidente del Consiglio e i ministri e al trattamento sempre diverso tra i presidenti delle Camere da una parte e deputati e senatori dall’altra.


Sempre il benedetto pm, che evidentemente conserva forme di memoria, in un paese dove si preferisce dimenticare – processo ormai naturale e automatico – che altro fa? Riporta alla mente di chi vuole leggere e ascoltare la sentenza della Corte Costituzionale con la quale si bocciava il Lodo Schifani per violazione dell’articolo 136. Rimembrando anche ai più che cosa, nei fatti, significa la bocciatura della Corte Costituzionale:

la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione. La decisione della Corte è pubblicata e comunicata alle Camere ed ai Consigli regionali interessati, affinché, ove lo ritengano necessario, provvedano nelle forme costituzionali


Ma che ci importa, vero? Last, but not least, non solo il lodo sarebeb incostituzionale: il pm dalla memoria troppo robusta fa notare anche che al Lodo Alfano ci si è arrivati con una legge ordinaria. Non con una legge di revisione costituzionale.


Sul commovente tentativo del Nostro, si scaglia la replica, ineccepibile a rigor di logica, del solito Ghedini (che, insomma, mica sta dove sta per niente): ha ricordato – è sempre una quesyione di memoria, evidentemente – come lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, promulgando la legge, avesse precisato di essersi attenuto esclusivamente alla sentenza della Corte Costituzionale del 2004 che aveva sancito la parziale illegittimità del cosiddetto Lodo ‘Schifani-Maccanico’.


Staremo a vedere, certo, ma non ci speriamo.


Perché gongola, il Ghedini, sottolineando ai più che, sapete com’è, oggi Mediaset, domani Mills-Berlusconi. Sì, proprio quell’altro “problemuccio” per corruzione in atti giudiziari che vede imputati l’avvocato inglese David Mills e, per concorso, sempre Silvio Berlusconi. Che si sarebbe comprato, per la modica cifra di 600 mila dollari, la testimonianza di Mills proprio nel processo Mediaset appena sospeso.


E non dite che in Italia ci sono leggi che non servono a niente.


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