Lettera a Gomorra



Era da tanto, devo ammettere, che non sfogliavo un giornale cartaceo. L’altro giorno mi è capitato nuovamente di farlo. Ero all’Economist Roundtable with The Italian Government, al St. Regis – casa mia fosse anche solo il bagno di quel posto sarei una donna appagata.


Di Italian Government, in realtà, c’era solo il buon Brunetta. E qualche sottosegretario. E la Maria Pia Garavaglia ed Ermete Realacci. Si sfidavano a colpi di progetti sull’economia italiana. Un evento interessante.


Interessante vedere dal vivo anche la coerenza di Brunetta. Vuole dare la caccia e la lotta ai fannulloni? D’accordo o meno con lui, non si può dire ceh non sia coerente. Anzi. Ha dato risposta affermativa alla sua partecipazione in quel di luglio. E’ effettivamente comparso – mentre altri hanno dato forfait e confusione (come ci si aspeta dai politici) fino all’ultimo – e la mattina di lunedì era lì alle NOVE MENO UN QUARTO.

Parentesi brunettiana fatta, mi sono ritrovata a sfogliare dopo molto tempo il cartaceo di Repubblica. Mi è andata bene: c’erano Saviano e la notizia che la famosa foto di Robert Capa è originale.


Proprio Saviano ha attirato la mia attenzione.


Lettera a Gomorra tra killer e omertà



I responsabili hanno dei nomi. Hanno dei volti. Hanno persino un’ anima. O forse no. Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino, Pietro Vargas stanno portando avanti una strategia militare violentissima. Sono autorizzati dal boss latitante Michele Zagaria e si nascondono intorno a Lago Patria. Tra di loro si sentiranno combattenti solitari, guerrieri che cercano di farla pagare a tutti, ultimi vendicatori di una delle più sventurate e feroci terre d’ Europa. Se la racconteranno così. Ma Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino e Pietro Vargas sono vigliacchi, in realtà: assassini senza alcun tipo di abilità militare


Per ammazzare svuotano caricatori all’ impazzata, per caricarsi si strafanno di cocaina e si gonfiano di Fernet Branca e vodka. Sparano a persone disarmate, colte all’ improvviso o prese alle spalle. Non si sono mai confrontati con altri uomini armati. Dinnanzi a questi tremerebbero, e invece si sentono forti e sicuri uccidendo inermi, spesso anziani o ragazzi giovani


E l’appello, quello che mi ha colpita, il vero focus dello scritto:

E io mi chiedo: nella vostra terra, nella nostra terra sono ormai mesi e mesi che un manipolo di killer si aggira indisturbato massacrando soprattutto persone innocenti. Cinque, sei persone, sempre le stesse. Com’ è possibile? Mi chiedo: ma questa terra come si vede, come si rappresenta a se stessa, come si immagina? Come ve la immaginate voi la vostra terra, il vostro paese? Come vi sentite quando andate al lavoro, passeggiate, fate l’ amore? Vi ponete il problema, o vi basta dire, “così è sempre stato e sempre sarà così”? Davvero vi basta credere che nulla di ciò che accade dipende dal vostro impegno o dalla vostra indignazione? Che in fondo tutti hanno di che campare e quindi tanto vale vivere la propria vita quotidiana e nient’ altro. Vi bastano queste risposte per farvi andare avanti? Vi basta dire “non faccio niente di male, sono una persona onesta” per farvi sentire innocenti? Lasciarvi passare le notizie sulla pelle e sull’ anima. Tanto è sempre stato così, o no? O delegare ad associazioni, chiesa, militanti, giornalisti e altri il compito di denunciare vi rende tranquilli? Di una tranquillità che vi fa andare a letto magari non felici ma in pace? Vi basta veramente?


E’ di queste ore la notizia che, dopo la strage degli extracomunitari, il Governo ha deciso l’invio dell’esercito, 500 soldati, per 3 mesi.


Questa è esattamente l’Italia. Micro&Mega. Quella che è la situazione in terra di Camorra è tale da una vita. Ma non buca mai. Perchè ne devono ammazzare sei in un colpo solo per forare il velo di silenzio? E perchè quello squarcio non è tale? Perchè è solo uno spiffero che presto si richiuderà su se stesso? Perchè lo Stato non è mai intervenuto? Perchè mai nel lungo termine, e solo raramente nel breve periodo? Qui si parla di radici, radici che, viene da credere, lo Stato vuole lasciare esattamente dove sono.


Saviano si difende anche dalle accuse che gli sono state mosse. Quelle di aver lucrato e strumentalizzato il dramma.


E, ieri, Repubblica esce con un pezzo di Salvatore Casabuli da Napoli. Il titolo è chiaro: il comportamento di roberto saviano, ricordando prima di tutto che la prima edizione di “Gomorra” di Roberto Saviano risale all’aprile del 2006. E cioè….


Contemporaneamente, in Italia si votava per il nuovo Parlamento con una legge elettorale inquietante: deputati e senatori, anziché essere scelti dai cittadini, venivano designati dai ristretti vertici dei partiti. Sono passati più di due anni. Siamo andati nuovamente al voto, con la stessa legge elettorale. Poche voci indignate, a quel che mi risulta, si sono levate contro il provvedimento liberticida. La lucida indignazione di Roberto Saviano contro la piovra camorrista, invece, è costata allo scrittore la forzata rinuncia alle semplici libertà di una passeggiata, di una pizza, di una mattinata al mare. Al Festival della letteratura di Mantova il suo intervento è stato garantito da misure di sicurezza che danno il senso drammatico del valore civile della sua scrittura. In questi due anni è stato uno scrittore, Roberto Saviano, a diventare il simbolo dell’ impegno coerente contro la camorra. E ciò non a caso. Il suo libro ha contribuito a dare slancio e visibilità a quanti, magistrati, imprenditori, giovani, affermano il legittimo e democratico diritto a “resistere, resistere, resistere”


Resisteremo? O lasceremo piuttosto, come di consueto, il progresso – quando e se riuscirà a declinarsi – nelle mani di poche eccellenze italiane, prese dalla vocazione personale e che in ciò ritrovano il proprio senso? E in null’altro?


1 commento su “Lettera a Gomorra”

  1. Roberto Saviano ha avuto il coraggio di denunciare e anche ammesso che ci avesse guadagnato sopra una persona come lui ne vale un milione di camorristi. Credo piuttosto che le verità scomode abbiano fatto alzare dalle poltrone parecchie persone, parecchi falsi non vedenti che riconoscono due istituzioni in Italia: la mafia e lo stato… qual’è la più presente? Quella che puo’ incutere più timore, più paura, anche più rispetto se vogliamo? La mafia è uno stato mentale, è connivenza, non basterà inviare l’esercito. Ci sono migliaia di giovani che vivono in quei quartieri che non hanno alternative, che sono terribilmente vulnerabili. Cosa gli offre lo Stato? Disoccupazione, miseria, sfruttamento, lavoro in nero!!! Esistono borse di studio per i meno abbienti, per gli orfani, per i geni. Perchè non avere dei fondi per i figli dei camorristi che vogliono cambiare vita? Molti affermano che una scelta quei ragazzi ce l’hanno, che gli piace giocare alla camorra, io penso che ad alcuni piace, ma altri si ci trovano. la colpa non è della camorra soltanto, ma è di chi dovrebbe vedere, di chi conosce nomi e cognomi e lascia i boss nelle loro ville… o peggio gli lascia gestire il territorio e le menti giovani con prospettive di guadagno facili… Molti paesi della Campania sono come un far west e i morti ammazzati sono una cosa normale, quotidiana. Il pubblico sa riconoscere uno scrittore che vuole solo guadagnarci su, da una penna sincera, ardente di far sapere la verità come quella di Saviano. Complimenti per l’articolo
    Paola

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