Fini e Bersani: prove di allenaza?

Sembra strano anche solo il pensarlo ma i fatti portano dritto verso uno scenario inimmagginabile fino a qualche tempo fa. Del resto, se a far resuscitare i pensieri e le gesta di Berlinguer è Giulio Tremonti, tutto pare possibile. Pier Luigi Bersani, segretario Pd nonchè militante convinto dell’allora Partito Comunista, e Gianfranco Fini, cofondatore del PdL e storico esponente deòl Movimento Sociale, non sono mai stati così vicini e affini.

Hanno in comune il nemico – Silvio Berlusconi – ma pare evidente che abbiano intenzione di assurgersi a difensori strenui della Costituzione e di temi morali di strettissima attualità. Non più le differenze ma le affinità: tra i due politici, infatti, emergono chiari elementi di armonia che entrambi non faticano a nascondere. Lo ha fatto il democratico tendendo la mano a Fini nel corso del convegno ciellino di Rimini, ha ricambiato Futuro e Libertà attraverso gli spazi garantiti da Farefuturo.


Bersani su Fini: “Ho parlato di un nuovo Ulivo, capace di dare spazio a un popolo altrettanto nuovo e penso che la coalizione possa essere arricchita anche con queste forze: si può discutere quando si parla di assetti costituzionali e di legge elettorale perchè queste sono le regole del gioco. In ogni caso, gli ex fascisti stanno di là e l’ex comunista sta di qua. Dopodichè tutti e due abitiamo nello stesso Paese. I percorsi di governo, se c’è una crisi, lasciamoli al capo dello Stato, inutile dire se sia possibile un Governo del Pd con Gianfranco Fini“.

Immediata la replica – lusinghiera – di Farefuturo che, attraverso le parole di Antonio Rapisarda, sembra indicare la via al centro destra. Imparare dalla sinistra: “La percezione che si respira all’interno del Pd e tra i suoi elettori è quella comunque di un soggetto politico che non separa con la mannaia della superficialità gli ortodossi dagli eretici, i puri dai presunti traditori. Di sicuro, all’interno del Pd vi è un approccio meno tragicomico: nessuna epurazione, nessuna cacciata, nessuna accusa di lesa maestà. Ma congressi, mozioni, votazioni e avanti il prossimo. Insomma, dal Pd il centrodestra avrebbe pur sempre qualcosa da imparare. Chiamiamola, per utilizzare un eufemismo e per iniziare, una piccola lezione di dialettica democratica“.

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